Il saggio abilmente incastona le maggiori opere di Gesualdo Bufalino in una cornice intrecciata di ritratti geostorici, di paradigmi letterari, di mitologemi, di hybris cavalleresca, di scrittura arcadico-illuministica, di scienziati sociali, di eroi del riscatto borghese e sociale. Ne viene fuori una sorta di vertiginoso tour intorno alla sicilianitudine di sciasciana memoria, condotto in modo documentato, lasciando, al lettore una pista residuale di speranza, come si può cogliere qua e là nello sviluppo della scrittura, condensata nelle due liriche poste ad apertura e a chiusura della rappresentazione della Sicilia nel Mediterraneo, oggi solcato da desolazione, morte e tribolazioni dei nuovi migranti, ma anche da estremi atti di eroica generosità.