«Per quanto mi riguarda non sono progressista ma neanche declinista. Il mondo è ancora fin troppo bello per me. Un lombrico non smette di stupirmi. E so che nessuna tecnologia mi permetterà mai di comprendere mia moglie, né di amarla di più. La mia resistenza al progressismo procede dal mio accogliere il mondo così com'è dato, con tutto il suo dramma. Non ho ancora imparato a costruire una casa, coltivare un orto, pensare come sant'Agostino, poetare come Dante, perché dovrei gettarmi su un casco con realtà aumentata? Non sono ancora abbastanza umano, perché dovrei cercare di diventare cyborg? Sarebbe, con la scusa di essere all'avanguardia, disertare il mio posto. Chi si meraviglia della nascita di un bambino è poco sensibile alla pubblicità dell'ultimo iPhone. Uno che sa ancora gridare per la nostra salvezza non è abbastanza credulone per votarsi all'intelligenza artificiale. A meno che l'intelligenza artificiale non l'aiuti a gridare di più e a stupirsi del lombrico». Novanta testi brillanti e profondi, in cui Fabrice Hadjadj si interroga sul futuro della nostra umanità sottoposta alla crescente influenza della tecnologia e del consumo. Rifiutando ogni discorso moralistico, attraverso il suo linguaggio festoso trasmette un'irresistibile gioia di vivere, mentre allo stesso tempo chiarisce le basi che ci permettono di rifondare la nostra relazione con l'economia e la politica.
"Non basta più dire come una volta: «Dio si è fatto uomo affinché l'uomo diventi Dio» - occorre aggiungere che Dio si è fatto uomo perché l'uomo resti umano, e che essendo divinizzato, sia sempre più umano ancora". "L'ultima lezione del Verbo incarnato è stata di rifare gesti semplici e con ciò insegnare ai discepoli a non vedere più lui, ma a vedere ogni cosa in lui, e riconoscere la sua gloria ovunque affiori nel quotidiano".
Sembra più facile appassionarsi alla lettura dell'Inferno di Dante che a quella del Paradiso, che può apparire come un nulla immacolato. Ma il Paradiso dantesco è più variato e violento dell'Inferno. Lì, Beatrice dichiara al poeta: "S'io ridessi tu ti faresti di cenere". Ecco perché mettiamo il Paradiso alla porta: temiamo la sua gioia esigente. E allora ci fabbrichiamo un piccolo paradiso artificiale, rassicurante: un inferno molto rispettabile. Certo, non si tratta di fuggire verso un altro mondo immaginario né di regredire verso il paradiso terrestre della Genesi, che, lo sappiamo, è definitivamente perduto. Alla nozione di un aldilà opponiamo a buon diritto l'esigenza di vivere hic et nunc. Ma non riusciamo mai a essere veramente qui, adesso. Ed è a questo punto che il vero paradiso rivela il suo paradosso e si difende dalle sue parodie: non è evasione verso un altrove, ma grazia lacerante di essere infine presenti a tutti e a ciascuno, in un'apertura sinfonica, una creatività corale. Questo libro è un invito a percorrere un itinerario attraverso la filosofia, la teologia e le arti - da Nietzsche a san Tommaso, da Baudelaire e Proust a Bernini, da Sade a Mozart - per accostarsi a ciò che il paradiso ha di più terribile e di più bello: la ferita della sua beatitudine. Non si tratta di una consolazione, ma di una convocazione a quella gioia che deve farci perdere ogni contegno - come un clown - e distruggere ogni contentamento - come un fiume...
Fabrice Hadjadj nació en Nanterre en 1971 de padres de ascendencia judía e ideología maoísta. Vivió su infancia entre Túnez y Francia. Convertido al catolicismo en 1998, ha ejercido como profesor de filosofía y literatura en Toulon. Es ensayista y dramaturgo, está casado con la actriz de teatro Siffreine Michel, con la que tiene seis hijos y, en la actualidad, es director del Instituto Europeo de Estudios Antropológicos Philanthropos de Friburgo. Colabora regularmente en Art Press, en el Figaro Littéraire, en La Vie y en Panorama.Hesíodo ya sentía nostalgia de una antigua edad de oro y denunciaba la suya como una época de hierro. Por tanto, es probable que la humanidad esté en crisis desde su origen. Sin embargo, el estado crítico de nuestra época posee carartrísticas especiales, extremas, y se parece mucho a una fase terminal: puede que no vivamos ya en una época, sino más bien en una prórroga.Precisamente cuando una cosa desaparece es cuando se nos revela en sus contornos más singulares. La palabra apocalipsis lo sugiere así, con su doble significado de ?desastre? y ?revelación?. En esta nueva situación en que lo humano se ve amenazado por los exterminios tecnológico, ecológico y teocrático, las líneas de separación se difuminan, los enemigos de ayer se alían y los más revolucionarios experimentan la necesidad de recurrir a una tradición?Esta obra de Hadjadj trata sobre esa alianza de tradición y modernidad, de escatología y cultura, de lucidez ante la muerte y educación abierta a la vida. El autor querría pasar del transhumanismo de J. Huxley al trasumanar de Dante, para extraer así del apocalipsis venidero una alegre sabiduría.
Che cos'è una famiglia? Fino a qualche tempo fa la risposta era talmente ovvia che la domanda non meritava neppure di essere posta. Ma oggi, con la propaganda del "matrimonio per tutti", la diffusione delle teorie del gender, e l'invasione della tecnologia per produrre individui preselezionati e performanti, niente va dato per scontato. Per Fabrice Hadjadj, la famiglia "è il luogo nel quale si articolano la differenza dei sessi e la differenza delle generazioni, e anche la differenza tra queste due differenze"; fondata su un desiderio, prima che da una decisione, la famiglia "è il luogo del dono e della ricezione incalcolabile di una vita che si dispiega con noi ma anche nostro malgrado, e ci spinge sempre più avanti nel mistero dell'esistere". Per questo, Hadjadj può affermare che "la famiglia è lo zoccolo carnale dell'apertura alla trascendenza": infatti, "proprio perché la trascendenza è la sorgente di tutto ciò che appare, è nascosta come la luce. Il suo spirito è nel tessuto stesso della nostra carne". "Che cosa dice l'inizio del libro della Genesi? Dio creò l'uomo a sua immagine. Maschio e femmina li creò (Gn 1, 27). In altri termini, l'immagine di Dio si trova nella differenza dei sessi". Non è dunque una provocazione il titolo del secondo saggio di questo volume, La trascendenza nelle mutande.
"Dio è presente ovunque sulla terra, e specialmente, con la sua grazia, nei cuori miti e umili. Poiché è l'Altissimo, Egli e anche l'Infinitamente Basso. Poiché è il Trascendente, Egli è anche l'Onnipresente. Gli umili e i docili sanno che Egli fa sì che tutto concorra al loro Bene, che il sassolino nella scarpa, la pozzanghera, lo scoglio e il pantano sono, per così dire, l'anticamera della sua santa Dimora. Perciò si abbandonano alla sua Volontà. E, dove questa Volontà si compie, noi viviamo sulla terra come fossimo in ciclo." (Fabrice Hadjadi)
Fabrice Hadjadj nació en Nanterre en 1971 de padres de ascendencia judía e ideología maoísta. Vivió su infancia entre Túnez y Francia. Convertido al catolicismo en 1998, ha ejercido como profesor de filosofía y literatura en Toulon. Es ensayista y dramaturgo, está casado con la actriz de teatro Siffreine Michel, de la que espera su sexto hijo y, en la actualidad, es director del Instituto Europeo de Estudios Antropológicos Philanthropos de Friburgo.
¿Puede ser Dios un tema de conversación? ¿Se le puede mencionar entre los resultados de la Champions y la predicción meteorológica? ¿No sería mucho mejor disertar sabiamente sobre él, colocándolo entre las antinomias de Kant y las genealogías de Nietzsche? ¿La misma boca que acaba de decir “¡Pásame la sal!”, o “Eres muy guapa, Mónica, ¿puedo subir a tomarme una copa contigo?”, podría decir algo acerca de la divinidad? Además, ¿la palabra “Dios” no es quizás una más entre otras dentro de nuestras frases, aunque lleve inicial mayúscula? ¿Acaso el Infinito se sostiene sobre cuatro letras corrientes (como el hombre finito en cinco)? ¿No lo rebajamos hablando de él cuando pretendemos exaltarlo? ¿No lo honramos hablando de él cuando queremos liberarnos para siempre de su presencia?
Hay al menos dos clases de personas que no se asustan ante estas dificultades: el fundamentalista y el ateo. Ambos hablan de Dios a diestro y siniestro. Eso hace que otros dos tipos se rebelen contra tanta arrogancia: el agnóstico y el criptocristiano. Ambos deciden no hablar de Dios para nada. Y luego están aquellos que no se encuentran en ninguna de estas cuatro facciones. Aquellos que creen que no pueden hablar de Dios, pero que menos aún pueden callar. Y ahí los tenemos tartamudeando, farfullando, balbuceando, como payasos que han de dar testimonio de algo que los supera… Son enviados como heraldos del “Reino”, y van a hacer la compra a los almacenes Leclerc. Son llamados “la luz del mundo”, y buscan a tientas el interruptor de su habitación. Finalmente, se saben hijos del Dios infinito y, no obstante, hijos de Lucette y de Ferdinand, finitos, extremadamente finitos…
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Saggio su come parlare oggi del mistero ineffabile di Dio. Il giovane filosofo francese ci regala il suo vademecum per la nuova evangelizzazione.