Questo volume non intende presentare tanto una storia della città di Costantinopoli quanto una sorta di immaginaria visita alla città condotta nell'anno 1200, cioè prima del disastroso sacco del 1204 che segnò l'inizio della sua decadenza: com'era fisicamente questa città leggendaria, che cosa sapevano o dicevano i bizantini della sua storia. Quindi una descrizione della città quale sarebbe apparsa agli occhi di un visitatore del tempo, e un esame della sua storia di città santa fondata da Costantino, così come veniva trasmessa e com'era in effetti, le difese e il mito dell'invincibilità, il potere, la chiesa, le ricchezze, la vita urbana dei ricchi e dei poveri. I capitoli finali raccontano poi il sacco della città a opera dei crociati nel 1204 e la progressiva decadenza fino alla conquista ottomana del 1453. L'epilogo è una breve descrizione di ciò che resta della città bizantina nella Istanbul di oggi.
Il 29 maggio 1453, dopo un lungo assedio, gli Ottomani guidati dal sultano Maometto II espugnavano Costantinopoli. Finiva, dopo undici secoli di storia, l'impero bizantino. Ma da cinquant'anni almeno Bisanzio era un impero fantasma, ridotto a pochi brandelli di territorio: Costantinopoli, Tessalonica, il Peloponneso. Questi drammatici decenni terminali sono raccontati nel nuovo libro di Harris secondo una prospettiva originale: non fu già per i bizantini uno scontro di cristianesimo e islam, una battaglia per la fede, ma un meno eroico e più umano affannarsi per salvare se stessi che guidò i comportamenti degli ultimi bizantini, dei governanti come dei semplici individui. Dalle cronache, dalle lettere, dai racconti dei viaggiatori, dai documenti d'archivio Harris fa rivivere dal di dentro l'agonia e la morte di Bisanzio, seguendo poi attraverso il destino dei tanti rifugiati anche i profondi effetti che quell'evento ebbe sulla cultura europea.