Il libro arriva quattro anni dopo "Vedere Cose" e ne rappresenta l'ideale continuazione. La poesia di Heaney incide il tempo delle cose, sfiora la storia dei grandi e fissa per sempre l'elegia familiare. Tornano i grandi artigiani intenti al lavoro, i suoni liquidi e ondeggianti di risacche e scrosci, i colori del cielo di Irlanda di contro ai paesaggi dove vento e luce si incontrano a ridosso dell'oceano. La naturale concisione di Heaney lascia talvolta il posto a un andamento narrativo più sciolto, mentre il verso si libera e fluttua nel racconto di un ricordo per tornare docile alla terzina, alla semirima, all'allitterazione come chiave sonora per aprire il mistero delle cose.
Pubblicata nel 1987, la raccolta è legata a uno dei periodi più felici della produzione di Heaney e segna un'ulteriore maturazione all'interno della sua attività poetica. Nel solco della grande tradizione irlandese, Heaney celebra come di consueto la bellezza e la sacralità della sua terra, ma in più aggiunge qui una nota di freschezza e leggerezza che rende ancora più godibile la lettura dei suoi versi.