Gli hacker non sono soltanto i pirati che rubano in maniera fraudolenta dati o inventano infernali virus che rovinano i computer, ma sono anche coloro che, grazie allo sforzo collettivo e alla condivisione dei propri saperi, costruiscono strumenti tecnologici innovativi. L'etica hacker non concepisce l'orario di lavoro compartimentato secondo gli schemi fordisti (si timbra il cartellino, si fanno 8 ore ed il weekend si passa ad accudire i bambini) ma condivide un'etica di impegno appassionato rispetto all'oggetto del proprio lavoro, senza risparmiarsi e privilegiando i valori di privacy, eguaglianza e scambio dei saperi.
La società dell'informazione si deve necessariamente associare a una concezione individualistica, all'iniziativa privata, a una modesta fornitura di beni pubblici? Castells risponde a queste domande ricorrendo all'analisi del modello finlandese. La Finlandia non è un paese tradizionalmente ricco. È, al contrario, un paese che si è arricchito tramite un rapidissimo sviluppo economico, nel corso dell'ultimo quarto di secolo. Ma a differenza degli altri nuovi entrati nel salotto buono del capitalismo mondiale, la Finlandia ha mantenuto un sistema di protezione sociale tra i più progrediti del mondo. Che cosa possono imparare da questo esempio gli altri paesi europei? Potrebbe essere esportato e applicato anche in Italia?