Nello Zimbabwe di Mugabe la comunità di proprietari terrieri bianchi vive nella paura, sa che è solo questione di tempo e la loro terra verrà requisita dal governo e redistribuita a qualche nero vicino al potere. Così è accaduto ai genitori di Davey. Un giorno un'enorme donna nera ha detto ai Baker che la loro immensa proprietà era sua, lasciando loro solo una settimana di tempo per fare i bagagli e andarsene. Il padre di Davey l'ha scacciata in malo modo e quella stessa notte alcuni uomini armati, mentre il sedicenne si nascondeva in solaio, hanno fatto a pezzi i due genitori. Tre mesi dopo, Davey fugge dal collegio con un unico pensiero in mente: vendetta. Lungo la strada verso casa incontra derelitti ed emarginati, un universo che non conosceva, e gli uomini armati della milizia che vanno in giro a torturare e a dar fuoco ai villaggi. Ma chi lo ha preceduto non lo appoggia davvero. Agli occhi della comunità cui appartiene, Davey incarna la minaccia incombente e il monito contro una colpevole passività, e perciò va allontanato. Persino Marsha, tutrice dell'orfano, in fin dei conti l'ha tradito. E così suo marito Mike. Per tutti costoro è tempo di scendere dalla soffitta e guardarsi intorno, per iniziare un percorso di consapevolezza e di espiazione che potrà avere come unico premio la riconquistata capacità di provare dolore.