Per mezzo secolo sono rimasta in silenzio. Non volevo somigliare a quei soldati di Verdun che irritavano i giovani con i racconti della loro guerra. Tuttavia sul mio braccio, in quel punto, c'era sempre il tatuaggio: A 16727. Il numero di matricola di Auschwitz. Auschwitz-Birkenau per l'esattezza. È il nome di quell'acquitrino polacco dove fu costruito il peggiore tra i campi di sterminio. Con la camera a gas e il forno crematorio. Io tornai. I bambini con i quali sono partita, loro, duecento piccoli orfani ebrei, non tornarono, furono gassati subito dopo il loro arrivo al campo, erano troppo giovani per lavorare. Io avevo diciassette anni. I miei genitori non hanno fatto ritorno dalla deportazione. Papà aveva cinquantatre anni, mamma ne aveva quarantuno. Agli occhi dei tedeschi erano troppo vecchi.