Dopo "Mio amato Frank", Nancy Horan racconta un'altra turbolenta storia d'amore e una toccante vicenda umana. Protagonisti, lo scrittore scozzese Robert Louis Stevenson - all'inizio di questa vicenda venticinquenne e destinato per volere del padre a una grigia carriera nell'avvocatura - e una signora americana, Fanny Van de Grift, di dieci anni più grande di lui, fuggita in Europa con i tre figli per sottrarsi a una relazione coniugale sbagliata. Quando la coppia si incontra per caso in Francia, in una colonia per artisti, Robert è soggiogato dal carisma della belle américaine, in particolare dal suo spirito indipendente. La corteggia forsennatamente finché, contro il destino, non comincia con lei la relazione che gli salverà la vita. Trascinati da un amore totalizzante, i due gireranno il mondo alla ricerca di un luogo dove Robert Louis possa vivere in modo tollerabile nonostante i problemi di salute, e possa dedicarsi alla sola cosa che vuole fare: scrivere.
Prima del Guggenheim di New York, prima della Casa sulla cascata, Frank Lloyd Wright nel 1909 era solo un giovane promettente architetto. Così, quando Mamah Cheney e il marito decisero di affidargli il progetto della loro nuova casa, sembrava un incarico come un altro. Nessuno poteva sapere che quella casa sarebbe finita nei manuali di architettura. Né che sarebbe stata la scintilla di un adulterio e di un amore scandaloso. Sette anni di ricerche storiche, diari, lettere e documenti per un romanzo che è al tempo stesso l'avvincente ritratto di un'anima femminile e del suo tormento, e un affresco di un'intera epoca storica.