In questa sintesi, Hösch traccia l'evoluzione storica dei Balcani a partire dall'età antica; dopo averne tratteggiato i caratteri generali, il volume si sofferma in particolare sulla secolare presenza nella regione dell'impero ottomano. Il fuoco del volume è tuttavia fondamentalmente sull'età contemporanea, sul groviglio di conflitti che trovano nei Balcani l'innesco della Grande Guerra, sugli assetti dell'area decisi a Versailles, e sulle vicende del secondo dopoguerra.
Nel congresso dei popoli oppressi, che riunì a Roma nel 1918 delegati cechi, polacchi, e slavi meridionali, fu riaffermato il diritto di ogni popolo al proprio Stato nazionale. Dopo la fine degli scontri bellici, l'applicazione pratica di questo sublime principio divenne presto l'incubo dei diplomatici europei. Al compito pressoché inestricabile di arrivare a tracciare confini in grado di riscuotere consensi, in presenza di una tipica frammentazione dei gruppi etnici, in cui la lingua varia "di villaggio in villaggio, quasi di fattoria in fattoria" (Marx), gli uomini di stato delle conferenze di pace parigine erano del tutto impreparati. Una tremenda ignoranza delle circostanze etnografiche e geografiche portò a conclusioni fatalmente errate.