Il volume ripercorre in otto sezioni l'intera produzione hrabaliana offrendo al lettore non solo le opere narrative più note, ma anche un consistente numero di inediti, un'interessante proposta di scritti sperimentali e giovanili, due poemetti ("La bella Poldi" e "Adagio lamentoso", posti rispettivamente ad apertura e chiusura dell'antologia) e una ricca sezione di interviste. I testi sono corredati da note ad opera di Annalisa Cosentino, docente di Letteratura ceca all'Università di Udine, utili per orientarsi nella vasta produzione dell'autore e seguirne le complesse vicende editoriali, spesso condizionate dalla censura. Saggio introduttivo di Jiri Pelán.
«Adesso ogni cosa è via, e lí è tutto un susseguirsi di spazi vuoti, come se un folletto maligno avesse eliminato tutto quello che io adoravo»
Conclusione della trilogia autobiografica iniziata con Le nozze in casa, Spazi vuoti (1985) racconta gli anni tra il '63 e il '73, la nouvelle vague praghese, il successo letterario, e poi i carri armati sovietici, i libri mandati al macero, l'abbandono forzato della vecchia casa e il trasloco in un anonimo palazzo di periferia. Attraverso la voce della moglie Pipsi, Hrabal si mette a nudo rivelando ciò che si nasconde dietro la maschera dello sbruffone da osteria: le sue piccole vigliaccherie, il narcisismo, l'amore per i gatti, la paura delle malattie e il terrore della morte. Finora inedito in Italia, l'ultimo tassello dell'autobiografia di uno scrittore-personaggio negli anni più belli e più drammatici del suo Paese.
Era stato Angelo Maria Ripellino a far conoscere in Italia questo libro tradotto da Einaudi nel 1968. I piccoli eroi protagonisti sono omini da nulla, che "a dispetto delle regole livellatrici e nemiche della fantasia, conservano ancora un grano di follia" e si ingegnano di accomodare alla meglio la propria vita nelle strettoie del regime. Questi fantasticatori sono anzitutto degli insicuri e degli offesi che inventano senza risparmio universi lunatici: la loro conversazione è fitta di aneddoti, di frottole, in cui l'immaginazione prende la sua rivincita sulla meschina realtà della Praga degli anni cinquanta, gli anni più duri del culto, cioè dello stalinismo.
La bottega di un macellaio geloso; le orge fallite in un albergo; un mercante di pelli che ha la mania di dipingere tutta la casa dal pavimento al soffitto, mobili compresi; una scuola di ballo senza donne dove poliziotti e beccaio danzano insieme; una festa della poesia in un magazzino di pompe funebri... Sono solo alcuni degli ambienti e dei personaggi scelti da Hrabal per rivelarci un mondo tragico, ridicolo, grottesco, autentico e irreale insieme. Nato in Moravia nel 1914, Hrabal ha esercitato vari mestieri - anche umili prima di dedicarsi alla narrativa. È scomparso a Praga nel 1997.