Nel 1975 lo storico dell'arte Leo Hertzberg scopre un ritratto di donna di un artista sconosciuto. Rintracciato l'autore, Bill Wechsler, intreccia con lui un'amicizia lunga una vita. Le loro due mogli, Erica e Lucille, partoriscono lo stesso anno; le famiglie vivono nello stesso edificio a SoHo e trascorrono le vacanze insieme. Quando i figli diventano quattro, Bill divorzia da Lucille e sposa Violet, amata in segreto da Leo. Le due coppie, unite dall'amore per l'arte e la letteratura condividono più di vent'anni di successi e tragedie. Fino a quando Mark, figlio di Bill e Lucille, scivola nel torbido ambiente dei club newyorchesi dove si lega a un ambiguo artista specializzato in immagini di tortura e morte. Un'esplorazione dell'amore, della perdita, del tradimento.
Anton Tish, Phineas Eldridge e Rune sono tre artisti di successo. Tra il 1999 e il 2003 hanno stupito New York con un ciclo di esposizioni rivoluzionarie, acclamate dal pubblico e dalla critica. La verità, però, è che dietro ai tre giovani talenti e al loro lavoro si nasconde una donna, Harriet Burden. Le mostre che li hanno resi celebri, all'apparenza del tutto indipendenti, fanno in realtà parte di un unico arco creativo, un esperimento in bilico tra autoaffermazione e vendetta, un gioco di maschere e rimandi orchestrato da Harriet per scardinare, finalmente, le logiche di un establishment che le ha sempre negato ogni riconoscimento, un mondo in cui sessismo e razzismo continuano a rappresentare una costante. La verità verrà a galla solo dopo la morte dell'artista, grazie a un vero e proprio lavoro investigativo che sfocerà in un libro - Il mondo sfolgorante, appunto -, un puzzle di testimonianze, pagine di diario e interviste che cercheranno di risolvere l'enigma dell'identità di Harriet, tra mistero e disastro, genio e disperazione
Chi siamo? Come ci rapportiamo al mondo e agli altri? Che ruolo hanno il sonno e i sogni? Nei trentadue saggi che compongono questa raccolta, Siri Hustvedt prende per mano il lettore e lo guida in un viaggio alla scoperta dei misteri dell'identità umana, muovendosi sicura tra i classici del pensiero, le ultime scoperte delle neuroscienze e le opere di artisti del passato e del presente. Molti testi partono da esperienze personali - un giocattolo introvabile alla vigilia di Natale, i ripetuti e violenti attacchi di emicrania, il rapporto di amore taciuto con il padre - e giungono a conclusioni di valore universale. Ma a fare da bussola lungo il percorso ci sono anni di letture e osservazioni sul campo. Hustvedt esplora memoria e percezione, si addentra nei meccanismi del linguaggio e della letteratura, girovaga tra dipinti e fotografie. Il paesaggio cambia, ma a ben vedere presenta una costante: l'emozione, ora flessa in una delle sue forme e integrata nello sfondo, ora nitida nella sua natura di strumento indispensabile alla sopravvivenza. E qua e là, tra Freud, Damasio e Goya, spuntano ciuffi di colore - un omino e un bue rosa, dei fiori rossi in un vaso, una bottiglietta di vetro verde - ma anche gli abiti delle dive dei vecchi film in bianco e nero. Che denunci i trucchi della retorica politica post 11 settembre o rifletta sull'umanità dello sguardo di una Madonna col bambino trecentesca, Siri Hustvedt ha il dono di una rara appassionata lucidità.
Boris, insigne neuroscienziato newyorkese, si è concesso una "pausa", vale a dire un'amante più giovane, e la moglie Mia, poetessa e filosofa, l'ha presa male ed è finita in ospedale con una diagnosi di "psicosi reattiva breve". Uscita dall'ospedale, Mia non se la sente di tornare nella casa disertata dal marito, e decide cosi di allontanarsi per qualche tempo da New York per andare a trovare la madre, che abita in una struttura residenziale per anziani a Bonden, Minnesota, la cittadina dove Mia è nata e cresciuta. Comincia così questa inconsueta storia di una convalescenza, la convalescenza di una donna che, sperimentando un'estate senza uomini, riscopre in una realtà provinciale apparentemente squallida e monotona un mondo di relazioni umane ancora più ricco e coinvolgente di quello a cui era abituata nella sua sofisticata vita di intellettuale metropolitana. Non si pensi però a un'ingenua riscoperta delle radici, perché lo sguardo posato da Siri Hustvedt sulla provincia americana non ha nulla di idilliaco: le tenere adolescenti che studiano poesia sottopongono le compagne a raffinate torture psicologiche, le arzille vecchiette ricoverate in ospizio coltivano lubrichi "divertimenti segreti", e le simpatiche famigliole nelle loro villette suburbane sono lacerate da violenti diverbi. In questo mondo apparentemente mansueto ma intimamente turbolento, Mia irrompe come una sorta di deus ex machina, suscitando confidenze, svelando intrighi e risolvendo conflitti.
A un anno dalla morte del padre, Siri Hustvedt tiene un discorso commemorativo nel college dove l’amato padre ha insegnato per anni. Ha da poco iniziato a parlare, quando si accorge di tremare: il suo corpo, dal collo in giù, è attraversato da spasmi così violenti e incontrollati che riesce a stento a proseguire la lettura o solo a stare in piedi. Il suo fisico è preda delle convulsioni nonostante la mente rimanga lucida: un contrasto che non fa che aumentare il panico per la sensazione di aver perso il controllo del proprio corpo. Utilizzando il racconto autobiografico come filo conduttore (le visite da dottori, neurologi, psichiatri e psicanalisti, le cure farmacologiche, l’auto-analisi...), Siri Hustvedt s’interroga con rigore e lucidità su quale sia il rapporto che ognuno di noi ha con la sofferenza e l’angoscia, con la memoria e l’Io. È costretta a fare i conti con la «Siri che trema», con ciò che quel doppio di sé vuole comunicarle con le sue convulsioni. Deve riuscire a riconoscersi anche nell’«altra» Siri. Un viaggio tutt’altro che scontato.
Erik Davidsen, psicanalista divorziato e troppo coinvolto dai propri pazienti, e la sorella Inga, tormentata studiosa di filosofia vedova di uno scrittore geniale e dannato, trovano fra le carte del padre appena defunto l'inquietante lettera di una donna sconosciuta, che sembra far cenno a una morte misteriosa. Decisi a non lasciar cadere quel fragile indizio di un lato oscuro nella vita ordinata e apparentemente impeccabile del padre, stimato storico delle migrazioni originario della Norvegia, Erik e Inga devono affrontare scoperte impreviste e dipanare dolorosi segreti mentre calano il loro lutto privato in quello pubblico in una New York reduce dall' 11 settembre, dove la sofferenza si annida in ogni cuore, le verità si fanno di giorno in giorno più sfuggenti e un lancinante senso di perdita stringe tutti nella propria morsa. Erik si trova coinvolto in modo sempre più intimo nella ricostruzione della vita del padre, nelle fragilità della sorella e dell'eterea nipote traumatizzata dal crollo delle torri gemelle, nelle afflizioni dei suoi pazienti e nelle proprie solitarie riflessioni su sogni, ricordi e desideri.