Paolo Fabrizio Iacuzzi prosegue la sua biografia in versi, quasi una lacerata e lacerante biopsia tinta di rosso. Il colore della nascita e della passione, del principio e della fine, diventa il tramite di una poetica del contagio e della mutazione. Restituisce così la sua segreta vita "a quadri", facendo esperienza dell'altro e del "nemico" a partire dall'interno, assumendosi il peso del male e della diversità ed esponendo le viscere di sé per un espianto di organi per altri.