Amata e odiata, rifiutata e ricercata, alla luce o in ombra nella cultura postmoderna, la funzione paterna conserva un valore decisivo nella crescita dei figli, nell'assunzione delle responsabilità e nella formazione del cittadino. L'autore denuncia il fatto che i "nuovi padri" hanno spesso abdicato al "principio paterno" e non assolvono più la "funzione paterna", praticando piuttosto quella che lui definisce "finzione paterna", dinamica interattiva fatta di amicalità più che di autorevolezza, costruita più sull'uguaglianza che sulla differenziazione, governata più da una stereotipata estemporaneità che dalla memoria storica. L'eclisse del "principio paterno" si espande alle istituzioni sociali rendendole povere di "principi"; diviene anche "eclisse del tempo", dando luogo a una regressiva temporalità adolescenziale, dove la differenziazione tra grande e piccolo, maestro e alunno, esperienza e incompetenza perdono i loro confini societari e culturali... Il volume si interroga sulle difficoltà generate dalla trasformazione - o meglio dallo snaturamento - del ruolo paterno, esaminando sia le origini di queste trasformazioni che le sue possibili implicazioni future.
La pratica clinica entra sempre più in contatto con soggetti che presentano scompensi psichici acuti. Alcune di queste manifestazioni sono comprese nella diagnosi di Disturbo da Attacchi di Panico e hanno una loro specifica fisionomia. La dinamica del DAP segue un percorso che inizia nel periodo dell'infanzia per dispiegarsi nell'adolescenza e nella prima maturità e l'autore si avvale nella sua trattazione di un'ottica psicodinamica per comprenderne l'esordio e le vicissitudini, nonché per fornire una serie di suggerimenti generali sull'intervento clinico. Il metodo utilizzato dall'autore, e qui largamente analizzato, è basato sullo studio retrospettivo della relazione che intercorre tra infanzia, adolescenza e DAP.