Prima opera teologica - scritta all'inizio del III sec. - espressamente dedicata allo studio dell'enigmatica figura dell'Anticristo. Questi è l'esatto contraltare di Gesù Cristo, al punto che la cristologia di Ippolito emerge spontaneamente dalla sua "anticristologia". Per Ippolito la vera differenza tra il Cristo e l'Anticristo sta nelle intenzioni dell'Avversario e nel modo con cui costruisce il suo regno del male. Invece, nelle forme in cui si presenta, l'Avversario fa tutto a somiglianza di Cristo per sedurre e ingannare. Seguono poi tre opere. "Omelia pasquale": non è di Ippolito, ma ha come fonte un'omelia di Ippolito. È un documento inestimabile: ci trasmette il modo penetrante e profondo con cui gli antichi cristiani vivevano e contemplavano il grande mistero della nostra fede. "Due discorsi sull'Anticristo", pungenti e ironici del cardinal Giacomo Biffi. È la prima edizione di "Cristo e l'Anticristo" con testo critico greco e traduzione a fronte.
La tradizione apostolica è l'opera di Ippolito di Roma che ha suscitato maggior interesse. Con la Didachè è la più importante e antica delle costituzioni della Chiesa dei primi secoli. Le prime due parti svolgono in modo unitario il tema della gerarchia ecclesiastica (scelta, ordinazione, funzione) e quello della iniziazione cristiana. La terza - riservata alle norme di vita cristiana - tocca vari argomenti senza giungere a una trattazione organica e completa, fatta eccezione forse per la preghiera quotidiana