Madhu ha avuto molti nomi, molte identità, ma nessuna è mai riuscita a definirla davvero. Nata maschio, da sempre con l'anima di una donna, Madhu è una hijra - appartiene al terzo sesso, né maschio, né femmina. Di certo è lei il cuore pulsante di Kamathipura, l'infernale distretto a luci rosse di Bombay, anche adesso che ha quarantanni e, come tutte le hijra, ha smesso di prostituirsi e vive di espedienti, con un posto di riguardo nella grande famiglia che sono i bordelli del quartiere. I bordelli ai quali ha dato tutta se stessa, con generosità, avidità e calore. E poi, un giorno, arriva Kinjal, una bambina di dieci anni, venduta a tradimento da una zia. Una bambina che va preparata al destino che l'aspetta, e verrà affidata proprio a Madhu. Ma accingendosi al devastante compito che le spetta, forse per la prima volta Madhu si ritroverà incapace di controllare le proprie emozioni, abbandonandosi ai ricordi di una vita troppo a lungo sospesa tra due estremi, tra l'orrore e l'innocenza, tra gli abusi e l'amore, tra lo squallore e la bellezza. Rischiando di perdere il fragile equilibrio che l'ha tenuta per anni al di qua del male, come una funambola, Madhu farà di tutto per salvare l'infanzia di Kinjal, tenendola al sicuro come sotto una houle de neige, insegnandole l'amicizia, il sorriso, e la capacità di vedere il bello, sempre. Dopo sei anni da "II bambino con i petali in tasca", Anosh Irani torna con un romanzo incandescente, che tocca temi fortissimi, eppure lo fa con leggerezza, e perfino ironia, rendendo ancor più toccante l'indimenticabile storia che ci racconta.
Iran, 1920. Shapur ha dieci anni e sa che quella notte non riuscirà a chiudere occhio. Il giorno seguente, infatti, suo padre lo condurrà con sé nella città di Yadz, la sposa del deserto, nel negozio di dolciumi più rinomato di quelle parti. Shapur sente già in bocca il sapore delicato del caramello e del burro e pensa che non esista felicità più grande di quella che lo aspetta. L’indomani, però, un infausto incidente rovina le sue aspettative. Quando l’ombra di suo padre sfiora inavvertitamente un reale musulmano, l’uomo viene preso a calci, gettato a terra, la polvere a insozzare gli abiti nuovi. Quel giorno la vita di Shapur cambia per sempre: suo padre, incapace di sopportare le umiliazioni inferte alla sua gente, gli zoroastriani, decide di lasciarsi alle spalle la terra che ama e di partire per inseguire un destino migliore.
Il lungo viaggio li conduce a Dahanu, un piccolo villaggio alle porte di Bombay. Padre e figlio non possiedono nulla, ma la scoperta di un frutto dal sapore dolcissimo cambierà la loro vita per sempre.
Ottant’anni più tardi Shapur è diventato ricchissimo, la sua fortuna risiede tutta nella terra che lo ha accolto molto tempo prima, in quel frutto, la sua piantagione è cresciuta e per lui è la figlia prediletta. Da anni nella sua vita non esiste che quello, ma ora è giunto il momento di ritirarsi e, tra tutti i figli e i nipoti, Shapur ha scelto il suo erede, colui che custodirà le sue memorie, la sua storia. Zairos è giovane, viziato, ma Shapur nei suoi occhi ha visto se stesso e vuole donargli ciò che ha imparato.
Quando, però, Zairos si innamora di una schiava warli, una donna indegna, è costretto a mettere in discussione tutto il suo mondo. Attraverso quell’amore proibito scoprirà un segreto riguardante la sua famiglia che il nonno aveva cercato di seppellire più di cinquant’anni prima.
Bombay, 1993. Chamdi ha dieci anni e vive alle porte della città, lontano dagli scontri tra induisti e musulmani che infiammano le strade, dalle moschee bruciate e dai negozi svaligiati. La sua non e una vera casa, è un orfanotrofio, perché i genitori lo hanno abbandonato quando era appena nato. Il suo mondo è fatto del colore acceso delle bouganvillee, delle canzoni, dei giochi e delle preghiere silenziose, perché arrivi qualcuno e lo porti via. Ma Chamdi ha un grande sogno, che Bombay si trasformi in un'altra città, la città senza tristezza: un luogo in cui i bambini possono giocare per le strade, perché le macchine e le bici non esistono, e in cui non ci sono figli senza genitori, perché chi abbandonerebbe mai il proprio bambino? Chamdi sa che quella degli orfani è una vita a metà, i loro occhi non splendono, hanno solo una luce presa in prestito; per questo sembrano tristi anche quando ridono. Così decide di andarsene, di partire alla ricerca del padre. Perdendosi nei vicoli sporchi e affollati, Chamdi fa amicizia con due bambini, Sumdi e Guddi, fratello e sorella, che per strada ci vivono fin dalla nascita. Decide di unirsi a loro, ma ben presto scopre che la vita dei ragazzi di strada non ha nulla a che fare con i giochi. Si deve elemosinare, rubare, picchiare se si vuole sopravvivere. Chamdi non crede di potercela fare, ma quando Guddi sarà in pericolo di vita, ferita gravemente da una bomba, scoprirà quanto sia fragile l'innocenza e forte l'amicizia.