"Una piccola, poco nota storia italiana - quella degli "eretici valdesi" delle Alpi del Piemonte sabaudo del XVII secolo - accompagna, modifica, svia e strazia la vicenda d'amore del giovane nobile cattolico Ascanio e della fanciulla valdese Margherita".
L'antenato Jean all'alba della domenica 16 agosto del 1716 s'incamminò in compagnia del cugino Étienne e della di lui moglie dal suo villaggio, alto sopra Fenestrelle, portando con sé il primogenito nato due giorni innanzi.
Marina Jarre
Basato su rigorose fonti documentarie anche inedite, il nuovo libro di Marina Jarre - ultimo della trilogia valdese che comprende Ascanio e Margherita e Neve in Val d'Angrogna - racconta degli abitanti dell'alta Val Chisone del Piemonte, che con la revoca dell'editto di Nantes dovettero farsi cattolici per non essere costretti a emigrare, come invece decisero altri, verso paesi di fede protestante.
La storia del vano tentativo di ritornare alla fede valdese di parte della popolazione locale è la testimonianza di una coraggiosa e disarmata resistenza civile, unica nella storia italiana. Al piccolo Gioele Orcellet, inconsapevole discendente di questi montanari, è dedicato il libro.
Nel 1686 ebbe luogo nel Piemonte occidentale una vera e propria epurazione: in tre sperdute valli alpine, migliaia di persone furono uccise, cattolizzate o imprigionate per essere poi inviate in esilio nel Nordeuropa a seguito dell’intervento delle potenze protestanti. Come per gli ugonotti francesi, sembrava una storia finita. Ma nel 1689 un manipolo di valdesi raggiunse le Valli di origine in quello che fu definito il «Glorioso Rimpatrio».
Sullo sfondo di questo scenario storico, Marina Jarre inserisce la vicenda di donne e uomini valdesi, tratteggiando un magistrale affresco dei loro drammi, delle loro speranze e della loro vita quotidiana.
Marina Jarre è nata a Riga, in Lettonia. Ha pubblicato romanzi e racconti moderni, alcuni dei quali tradotti in tedesco, francese e ungherese fra cui Ascanio e Margherita (Bollati Boringhieri, 1990) e Ritorno in Lettonia (Einaudi, 2004).
Nella prima conversazione, vediamo i tedeschi reduci da Stalingrado sfilare nel centro di Mosca il 17 luglio del 1944, sono 57.000 "soldati banalmente vinti, non partecipi di un qualsiasi mito, massa informe, sospesi durante quella giornata in un vuoto di abominio": l'autrice ricompone letterariamente un avvenimento che va dritto al cuore delle contraddizioni intrinseche alla guerra. Nella seconda, la morte di un cane amato riporta alla memoria i deserti dei distacchi che nella vita si provano: il primo amore, la vedovanza, ma anche gli animali, le piante e, proiettati nel futuro, i figli e i nipoti, che saremo noi a dover lasciare. Un amore di quasi sessant'anni ha legato Gino Moretti alla moglie Anita. Mentre marciava in Ucrania, nell'estate del '42, le scriveva quasi una lettera al giorno. Rileggere oggi quelle lettere significa riflettere sulla vita intera. Sui momenti eroici, sulla durata, sulla passione, sulla caducità. Sui piccoli fili segreti che stanno tesi dentro ogni matrimonio.