
La ricerca svolta da Luke Johnson mira a illustrare come la tradizione secolare della polemica cristiana antipagana, che relega nel demoniaco le pratiche religiose dei propri vicini, non sortisce altro effetto che mettere in ombra lo stato effettivo delle cose non solo nelle diverse religioni, ma nel cristianesimo stesso. In quest'ultimo i modi d'essere religiosi in passato e oggi sono nella sostanza i medesimi di quelli che s'incontrano nella prima «religione universale» con cui i cristiani entrarono in contatto ed ebbero a confrontarsi: il paganesimo dell'impero romano, con il quale condivisero sensibilità, usanze, istituzioni e anche linguaggio. Il secondo volume dell'opera - dedicato al secondo e terzo secolo - si chiude con ricchi indici (delle fonti, degli autori moderni e analitico).
La problematica dei rapporti del cristianesimo con le altre religioni è da sempre più intricata e ardua che mai. Se l'incapacità mostrata dal cristianesimo di comprendere l'ebraismo è data per acquisita, il bilancio dei modi in cui esso ebbe a confrontarsi con le religioni cosiddette pagane resta disastroso, e oggi le chiese cristiane si trovano eredi di una tradizione teologica per la quale missione cristiana ha significato salvataggio di pagani da pratiche intrinsecamente malvagie. Nella sua indagine sul cristianesimo dei primordi e le religiosità pagane in età greca e romana, Luke Johnson muove da una definizione articolata di religione che consente di evitare le sacche usuali di attacco e difesa, gettando nuova luce su un dibattito tanto annoso quanto attuale.