Ultima grande epopea, erede di Omero e Virgilio, di Dante, la "Gerusalemme liberata" è insieme il primo poema moderno, prepara il canto di Leopardi e Baudelaire. Inaugura così un sentimento di lontananza, di perdita che si incide nella coscienza, nelle arti europee. E a questa mancanza il Tasso fissa una meta, Gerusalemme, patria terrena e celeste, che attingendo alle radici bibliche, immemoriali del sacro, proietta la sua poesia nell'orizzonte di un luogo cardine della costruzione e delle aporie della contemporaneità. È una 'funzione' il Tasso - opera e mito biografico - necessaria per comprendere l'Europa di Mozart e di Leopardi, per ritrovare una matrice, e dei rimedi, alle nostre ferite.
Il saggio, che si propone quale orientamento alla lettura dell'opera dell'autore da affiancare alle testimonianze "vissute" dell'audiovisivo allegato, abbandona ogni prospettiva apologetica o militante per adottare una rigorosa prospettiva critico-filologica, pur nella convinzione della centralità dell'esperienza poetica di Pasolini nel secondo Novecento italiano ed Europeo. Ogni capitolo si sdoppia in due sezioni, dedicate al percorso biografico-artistico e allo svolgimento della scrittura in versi testimoniati dal corpus poetico pasoliniano, dalla sua "Bestemmia", titolo sotto il quale l'autore stesso intendeva riunire i suoi principali libri di poesia dagli anni Quaranta e Cinquanta agli anni Settanta.