Per i candidati del Chicago Institute incontrare un insegnante del calibro di Heinz Kohut dev'essere stata un'esperienza unica; noi possiamo farcene un'idea grazie a questa fortunata trascrizione delle sue lezioni che ne restituisce intatta l'immagine, il caratteristico pensare ad alta voce mentre va costruendo quelle formulazioni che diverranno le pietre angolari del suo castello teorico. All'esposizione rigorosa si alternano resoconti di casi clinici, aneddoti, digressioni e fulminee intuizioni, sia cliniche sia teoriche, che ritroviamo poi, debitamente sviluppate, nei suoi lavori fondamentali. A prescindere dal fascino documentario, però, queste lezioni occupano una posizione chiave nell'evoluzione della teoria kohutiana. Tenute negli anni 1974 e 1975, a metà tra la pubblicazione di Narcisismo e analisi del sé (1971) e La guarigione del sé (1977), ci rivelano un Kohut in evoluzione, alle prese con la tensione creativa fra tradizione e innovazione, fra continuità e cambiamento, proprio mentre sta dando forma a quella psicologia del sé che avrebbe segnato il suo definitivo distacco dal pensiero psicoanalitico tradizionale. Nelle sue parole già vediamo quelli che saranno i caposaldi della matura psicologia del sé. Rivedute con cura, queste lezioni ci restituiscono lo stile intellettuale e la statura pedagogica di un pensatore creativo nel bel mezzo della sua creazione.
Il signor Z chiede e riceve da Kohut un'analisi. A cinque anni e mezzo dalla conclusione della terapia, torna da lui chiedendo una seconda analisi: non riesce a venir fuori da una profonda sofferenza, da un costante isolamento sociale; soffre per un'intensa inclinazione alla masturbazione, accompagnata da fantasie masochistiche. Kohut l'accetta per la seconda volta, perché proprio in quel periodo ha rivoluzionato le sue concezioni teoriche e sta verificando nuove idee e nuovi metodi. Così nasce, per questa coincidenza di tempi, una spettacolare quanto unica dimostrazione dal vivo della differenza tra un trattamento basato sulla psicoanalisi classica ortodossa e un trattamento basato sulla psicologia del Sé: sul medesimo paziente e dal medesimo analista. Il cambiamento di visione teorica influenzerà in maniera decisiva la percezione da parte di Kohut del nucleo centrale della psicopatologia del signor Z e gli consentirà, "con grande beneficio del paziente, di fornirgli l'accesso a certi settori della sua personalità che non erano stati raggiunti nella prima analisi". Come si vede, si tratta di un'opera coraggiosa e assolutamente originale, che offre l'occasione di seguire passo passo, come nei classici casi clinici di Freud, il minuzioso lavoro psicoanalitico di Kohut, e al tempo stesso di riflettere sul valore euristico e terapeutico della sua nuova concezione.
Heinz Kohut (1913-1981) è stato uno dei più importanti pensatori psicoanalitici del ventesimo secolo. I suoi scritti hanno sostanzialmente aperto la via a un nuovo approccio psicologico, la psicologia del Sé, fondato su un'elaborazione creativa dell'opera di Freud e degli psicologi dell'Io. La sua opera delinea un nuovo modo di accostarsi ai dati dell'osservazione clinica, chiarisce il carattere empatico dell'indagine psicoanalitica e modifica sensibilmente la teoria psicoanalitica classica. Ma Kohut è stato anche un eminente pensatore che si è trovato ad affrontare alcuni problemi fondamentali che oltrepassano i confini strettamente psicoanalitici. Per Kohut è arbitrario separare lo studio terapeutico e scientifico dell'uomo da quello umanistico. La struttura generale di questo volume è concepita per presentare in tutta la loro ricchezza le riflessioni di Kohut sulla psicologia del Sé e le scienze umane. I temi del libro toccano creativamente alcuni concetti teorici centrali nel contesto di un discorso umanistico: l'eroe, il capo, il tragico, il coraggio, la storia, il potere, il narcisismo, la creatività. Il libro si conclude con le ultime interviste rilasciate da Kohut prima della sua morte, direttamente legate al materiale inserito nelle prime due parti del volume.