Che le democrazie moderne siano in crisi, è una delle tesi più ripetute e più vuote del nostro tem­po. Queste pagine non vogliono negarne la possi­bilità, ma cercare di fare un passo oltre.
La democrazia, infatti, non può essere la causa di tutti i mali. Essa è piuttosto diventata il capro espiatorio contro cui scaricare una insofferenza diffusa: quella delle élite verso il consenso diffuso delle masse e quella delle classi disagiate nei con­fronti della politica, in cui non riconoscono più un orizzonte di emancipazione ma uno strumento di legittimazione delle disuguaglianze.
Si tratta allora di tornare a pensare i pregi della democrazia rappresentativa, riconoscendo che essa non è solo parte del problema ma è soprattutto parte della soluzione.
Per ritrovare il senso della democrazia è però ne­cessario riconoscerne le ambiguità originarie e, soprattutto, non cedere alla tentazione di imma­ginare che le sue debolezze attuali siano fondate soltanto su difetti funzionali.
La crisi costitutiva della democrazia è piuttosto connessa con il modo in cui sulla scena politica vengono rappresentate le virtù civili, il legame spezzato tra governanti e governati.
Obiettivo di questo libro è tornare a credere che la democrazia non sia ciò di cui liberarci, ma ciò che, con tutti i suoi limiti, può ancora salvarci.
La scoperta del dono, nelle nostre esistenze, è anche la scoperta di un particolare valore. Al di là delle classiche nozioni di valore di scambio e di valore d'uso, attraverso il dono e la sua circolazione facciamo i conti con il cosiddetto valore di legame. Oltre il valore monetario emergente dallo scambio, ed il valore rappresentante l'utilità di un bene, infatti, il valore di un dono si arricchisce della relazione entro cui si manifesta e che, simbolicamente, serve a rilanciare. Compito di queste pagine è comprendere a fondo il significato di tale valore, nonché di interrogarsi sulla possibilità e opportunità di una sua misurabilità e calcolabilità, cogliendolo nella concreta realtà delle relazioni umane. Il metodo interdisciplinare permette di analizzare a fondo i paradossi e le ambivalenze della realtà del dono, fino a comprendere le forme dell'esperienza umana del valore, nei suoi risvolti esistenziali, cognitivi, estetici, etici, politici, economici. Sembra qui in gioco, tra l'altro, la nozione stessa di "realtà", colta nella sua stratificazione in fatti, eventi, significati, soggetti, oggetti, relazioni e, appunto, valori. Non a caso la cognizione prevalente del valore e del disvalore orienta di fatto la società intera e conferisce un indirizzo di fondo alle culture.
La filosofia sembra, in tempi pieni di disperazione, diffidare della speranza. Il tentativo di queste pagine è invece quello di rimetterla al centro della riflessione filosofica, attraverso uno statuto dialettico ben preciso. Ogni volta che speriamo, infatti, è in opera un lavoro sul negativo che prefigura una riconciliazione, una sutura, un passaggio di liberazione. Non che questa sutura sia prevedibile, essa si può solo sperare, appunto. Si tratta d'immaginare quel che non si può propriamente sapere. Un divieto d'ontologia libera la latenza etica della speranza e, finalmente, la rende esperienza autenticamente umana, capace di orientare e trasformare l'azione dell'uomo. È la regola della speranza che permette di custodire - fin dentro l'esperienza del negativo - l'irriducibile necessità del meglio, l'umana disposizione alla felicità, l'esigenza della giustizia, la trasfigurazione etica della totalità.
Ciascuno di noi offre e riceve doni, ma qual e il senso e il valore profondo del dono? Ciascuno di noi offre e riceve doni, trovandosi cosi immerso in una rete di relazioni che ci liberano dall'ossessione dell'utilitarismo. E' forse per questa naturalezza che trascuriamo spesso di interrogarci circa il senso e il valore profondo del dono. Eppure gli interessi contemporanei della filosofia e delle scienze umane hanno visto proprio nel dono una chiave privilegiata per accedere alla ricomprensione della condizione umana e della sua verita. Con un linguaggio il piu possibile non specialistico, questo libro propone un'originale interpretazione filosofica del dono, delineando una ricognizione complessiva dei principali apporti dei contemporanei (Heidegger, Derrida, Marion) ed evidenziando in particolare l'alternativa tra dono e abbandono.
Che cos'e il bene? Possiamo dire di averne un'idea chiara e condivisa? L'Autore rilegge qui l'opera di Levinas come una lunga e serrata meditazione sul primato del bene. Attraverso l'ascolto delle pa role del filosofo ebreo, la traccia del bene si manifesta infatti come origine dell'umani ta. Il volto dell'altro - la responsabilita cui ci chiama - e`epifania e significazione di questa origine. Si sviluppa cosi`un dialogo con levinas mirato ad approfondire la verita del bene e della sua logica, la logica del dono. Il dono e`infatti la forma comunicativa propria di ogni relazione nella quale non si incontra l'alt ro per possedere ma per amare. Proprio la logica della gratuita permette di ripensare la relazione costitutiva tra identita e alterita senza sacrificio dell'io o dell'altro. Il percorso del testo vive di una continua correlazione interpretativa. Da un lato il paradigma del dono serve a porre sotto una luce inedita il pensiero di levinas, dall'altro il co nfronto con i suoi testi conduce ad approfondire il senso umano e il valore etico di una logica del dono. Da qui la possibilita che riaffiori il significato radicale della filosofia stessa come sapienza dell amore.