Questo manuale si concentra sulla "modernità letteraria": un'espressione con la quale non si delimita semplicemente un periodo storico, ma si allude a quella profonda revisione dei paradigmi, avviata all'inizio dell'Ottocento, che ha completamente cambiato i connotati dei testi letterari. Il volume è articolato in otto fasi, o stagioni, nelle quali la trattazione propriamente storiografica è sempre preceduta da un'apposita sezione in cui si determinano via via le "Coordinate della modernità letteraria", ovvero l'insieme di caratteristiche e di fattori di contesto che conferiscono ai prodotti letterari dell'età contemporanea un'impronta moderna. Seguono le sezioni di "Storia della letteratura", che compongono per pannelli contigui il panorama dei singoli periodi, e le monografie degli "Autori canonici", trenta in tutto, per lo più novecenteschi, in coerenza con l'incremento esponenziale degli autori e la natura sempre più collegiale dei valori in campo. In coda ai capitoli dedicati agli autori canonici sono forniti uno o più testi commentati nella sezione "Banchi di prova", che offre spunti di analisi, applicazioni metodologiche, esercizi di lettura. L'attività didattica e di apprendimento del corso è proposta all'interno di un ambiente digitale per lo studio, che ha l'obiettivo di completare il libro offrendo risorse didattiche fruibili in modo autonomo Il codice presente sulla copertina di questo libro consente l'accesso per 18 mesi a MyLab, una piattaforma digitale interattiva specificamente pensata per accompagnare e verificare i progressi durante lo studio. MyLab offre la possibilità di accedere al manuale online: l'edizione digitale del testo arricchita da funzionalità che permettono di personalizzarne la fruizione, attivare la lettura audio digitalizzata, inserire segnalibri anche su tablet e smartphone.
"Credo che l'artista debba operare per svegliare e dilatare questa scintilla di assoluto che è in tutti, e che ci fa veramente uomini", affermava Diego Fabbri (1911-1980), una delle più alte e intense espressioni di quel "teatro cattolico" che darà altri straordinari esempi di feconda vitalità. Nel suo teatro, in effetti, Diego Fabbri, riconosciuto come autore di sicuro talento anche dai suoi critici più prevenuti, mette in scena una fede cristiana che si interroga e interroga senza posa lo spettatore fino a delineare quel senso "tragico della vita" che accomuna l'umanità migliore e più attenta alla realtà spirituale del vivere, e molto al di là degli steccati ideologici o confessionali. Scandagliare l'uomo, dunque, per giungere a quel mistero di Dio rivelato nella vicenda, scandalosa e luminosa, della croce e risurrezione di Gesù di Nazaret. A distanza di tanti anni, in un clima culturale mutato, sempre più teso ma anche aperto alle ragioni della speranza, cosa rimane e cosa può dirci ancora il teatro di Diego Fabbri? È la domanda a cui cercano di rispondere, da vari angolazioni, i contributi qui proposti.