"Pensate forse che Melville volesse veramente parlare di balene e capitani? In ogni lettura classica c'è sempre una Moby Dick bianca da cercare e da cui lasciarsi trascinare giù, nel profondo. Non è cattiva quella balena, al contrario, è l'unica possibilità che Achab ha a disposizione per inabissarsi nel mistero di se stesso. Solo inseguendo il capodoglio nei flutti, il capitano - e con lui il lettore - potrà crescere e diventare più umano".
Da questa provocazione prende le mosse un'affascinante passeggiata con i geni della letteratura di un grande protagonista del teatro italiano - regista e attore internazionale -, che ci svela perché abbiamo ancora bisogno dei classici e perché possono salvarci: dalla mediocrità esistenziale, dall'asfissia mentale, dal degrado civile.
Noi moderni li consideriamo lontani dalle nostre vite, tomi voluminosi che stanno a impolverarsi sulle librerie. Invece, i classici parlano di noi, delle nostre storture e mostruosità, ma anche della nostra bellezza e della nostra meraviglia. È ciò che li rende intramontabili, eternamente contemporanei.
I grandi autori del passato sono i veri rivoluzionari della storia, perché hanno la capacità unica di "rivoltarci" dal di dentro. Quando li accostiamo in punta di piedi, sentiamo che la nostra interiorità è scossa nelle viscere.
Predisporsi alla lettura di un grande capolavoro per conoscerlo e goderne non è affatto facile, ci avverte Lavia, che con maestria offre anche alcune semplici istruzioni per non lasciarsi intimidire di fronte a questi giganti, senza mai dimenticare che "leggere non è un passatempo, ma riempire il tempo di domande e di significato".