I pesci possono cantare? Si può restare fedeli alle radici quando la vocazione artistica spinge a varcare i propri confini? Alle soglie del XX secolo l'Islanda si affaccia alla modernità di un mondo globalizzato: Reykjavík si appresta a diventare una capitale dominata dai mercanti, ma ai suoi margini, nel borgo di Brekkukot, l'ipocrisia e l'arroganza della borghesia emergente restano fuori dalla casupola di torba del vecchio Björn, un pescatore stagionale che resiste alla logica mercantile con illuminata testardaggine. Fedele alla ruvida, ma generosa etica tradizionale, Björn offre ospitalità a un campionario di personaggi stravaganti nel suo sottotetto: qui vedrà la luce anche il piccolo Alfgrímur, abbandonato dalla madre e destinato a seguire sul mare il "nonno adottivo". Ma è cantando ai funerali nel cimitero sotto casa, che il giovane deciderà di dedicarsi alla musica, alla ricerca "di un'unica nota pura", un ideale unisono fra talento artistico e limpidezza di cuore. Avviato agli studi, Alfgrímur si troverà diviso tra l'idillico microcosmo della sua infanzia e il richiamo di un mondo complesso, ambiguo e attraente, incarnato dalla enigmatica figura di Garoar Hólm, il cantante lirico celebre in tutto il mondo che in patria nessuno ha mai sentito cantare. Laxness guarda con ironia e nostalgia al mondo della sua infanzia, in un romanzo di formazione di un'artista e di un'intera nazione, sospesa fra tradizione e innovazione.
Nella selvaggia Islanda a cavallo fra i secoli XIX e XX, la vita del bracciante Bjartur di Sumarhús sembra giungere a una svolta: finalmente, dopo diciotto anni passati al servizio dell'ufficiale distrettuale, è in grado di acquistare un appezzamento di terreno nella brughiera orientale e dichiararsi indipendente. Dopo anni di pasti frugali e duro lavoro, animati unicamente da discussioni di poesia e letteratura, di politica e di religione, il variegato nucleo familiare di Bjartur potrà definitivamente insediarsi nella casupola di torba da lui stesso costruita. Non solo la storia di un contadino alla conquista della propria emancipazione, ma anche della società islandese dell'epoca, di cui l'autore mostra le piccolezze e le meschinità.