Fin dal roveto ardente, Mosè vuol conoscere l'Invisibile che gli parla. Sul Sinai chiede che si mostri. Gli si risponde: «Non potrai vedere la mia faccia, perché ne morresti; solo potrai vedere il mio retro». Maimonide ne dà un'interpretazione illuminante: il retro di Dio sono le sue tracce, i suoi effetti: Dio dice a Mosè che potrà vedere solo le conseguenze del suo agire nella natura e nella storia. Interdisciplinare, infinita per sua natura, la questione di Dio pervade il mondo, che si sia credenti o meno, e si palesa in ogni ambito dell'umano, dalla teologia alla scienza, dall'arte alla filosofia, in un rincorrersi di paradossi e intuizioni. Questo breve e intensissimo libro discute Dio con laicità, intesa non come ateismo, ma come sospensione, curiosità, apertura nei confronti dell'inconoscibile.
È con la sensibilità dell'artista - e del lettore appassionato - che Stefano Levi Della Torre si accosta alla Divina Commedia, sondandola con brevi scritti e rapidi tratti di penna e matita che catturano l'esattezza fisica ed emotiva dei versi danteschi. Il realismo di Dante è paradossale: se da un lato il poeta traduce i suoi argomenti in fatti riconducibili all'esperienza che l'uomo ha delle cose, dall'altro accompagna il lettore in un mondo altro dove, per esempio, Virgilio, Beatrice e il Minotauro sono resi con la medesima plasticità, in un reciproco potenziamento di fantasia e verosimile. È il parlare figurato proprio dell'arte in cui la finzione è rappresentazione della verità, in un rapporto che si ritrova rovesciato nella frode - il falso che si presenta come vero - raffigurata da Dante in Gerione, serpente con "faccia d'uom giusto". Questo libro vuole essere un invito a gustare la Divina Commedia, in una sorta di lettura originaria che metta tra parentesi gli apparati di note per godere delle pure modalità narrative, in grado di evocare effetti figurativi e percettivi, ricostruendo con la parola le atmosfere e gli spazi fisici del viaggio nell'oltretomba, facendo vedere, udire, odorare e toccare le cose raccontate.
Parole appassionate e dieci disegni inediti per esplorare le diverse facce dell’amore, esperienza comune e insieme intima degli uomini e delle donne. Il viaggio si muove intorno all’Eros, il “luogo” dell’incrocio di sessualità e di emozioni, mosse dal sentimento di non bastare a se stessi. Miti antichi, fiabe, poesie di ogni epoca, cantici biblici accompagnano un discorso che tenta di cogliere la complessità e il dramma dell’amore, tra felicità, sofferenze e speranze esistenziali. Al di là dei moralismi e delle spiritualizzazioni edulcorate.
Indice
Volume I
Perché amore?
Parlare d’amore, parlare dell’amore
Asimmetria
Passione d’amore, passione per l’amore
Simposio
Amore e immaginazione
Amore e potere
Maschile e femminile
Possesso
Proprietà e violenza
Figlio e padrone
Educazione sentimentale
L’incanto della ripetizione
Religione
Amore, etica, giustizia
In breve
Per approfondire
Volume II
Questo libro che non è un libro
La laicità non si riduce a metodo, è piuttosto una forma del pensiero e della coscienza che interpreta il mondo, come per altro fa anche lo spirito credente. Ma il laico non esclude il credente, né il credente il laico: sono consanguinei che interferiscono tra loro anche nella stessa persona, e litigano come Giacobbe ed Esaù nel ventre della stessa madre. L'uno col vessillo del conoscere, l'altro col vessillo del credere, ma entrambi fanno Luna e l'altra cosa, in luoghi però diversi della mente e del cuore. Talvolta il laico e il credente si spartiscono il territorio (a questo le cose del mondo, a quello le cose di Dio) per un compromesso di pace, ma a rischio di falsificare le rispettive nature che, per entrambi, sono invadenti e pervasive. Ma è nella laicità che spirito critico e fedi ideologiche e religiose trovano le condizioni civili della loro convivenza conflittuale.
Quello tra coscienza e legge è un rapporto complesso che regola la vita della persona all’interno della comunità e delle istituzioni, una costante tensione talvolta sfociata in tragico conflitto, interiore e sociale. Ma quando è giusto, se è giusto, ribellarsi alla legge?E in nome di quali principi? Una reale e sana democrazia, ci dicono gli autori, è la cornice che garantisce la composizione di questo rapporto; in un contesto di tolleranza e dialogo infatti la coscienza individuale, «voce collettiva di una comunità etica ideale a cui sentiamo di appartenere», permette la comprensione e il riconoscimento delle altre persone, mentre una legge giusta offre il terreno comune su cui nutrire quel clima di confronto e di crescita. Quella stessa coscienza rappresenta quindi lo sguardo vigile che l’individuo deve esercitare anche per riconoscere, denunciare e combattere le degenerazioni della democrazia, quando essa viene svuotata del suo significato e le sue leggi piegate a un uso distorto che provoca disuguaglianze, privilegi e più o meno velate oppressioni.
Il libro rilegge con sguardo attuale una controversia rabbinica su un forno da pane: se spezzato in formelle, sarà ancora utilizzabile secondo precetto o sarà invece "impuro"? Tratto dal Talmud Babilonese e ambientato tra il I e il II secolo, questo racconto paradossale, insieme drammatico e ironico, è qui interpretato sullo sfondo di una catastrofe: la distruzione del Tempio di Gerusalemme ad opera dei Romani nel 70 e.v., la diaspora ebraica e la nascita del cristianesimo. La controversia sul forno, in apparenza pretestuosa, è intesa come metafora di un dibattito di ampio respiro: quello che si impone in ogni tempo e ad ogni collettività di fronte a una crisi storica. Al centro sta la domanda: come gestire una catastrofe? Quale continuità è possibile, o quali trasformazioni sono necessarie? E a chi spetta l'autorità per decidere? A una inderogabile "volontà di Dio" o a un'opinabile interpretazione umana? E quale peso nelle decisioni hanno le dottrine, la ragione, la religione, i rapporti umani e i sentimenti?
I saggi che compongono questo libro riguardano argomenti molto diversi - dalla Torre di Babele allo Zibaldone, dagli indovinelli di Leonardo ai rapporti tra etica e giustizia -, ma sono uniti nella critica alle impostazioni mentali che riducono all'uno, facendo di ogni fatto o cosa un'entità omogenea e un'essenza immutabile. Assumono invece il criterio del "doppio pensiero" per delineare narrazioni del mondo alternative sia al pensiero unico asservito al più forte, sia a quella forma di relativismo che, legittimando acriticamente ogni credenza o costume, finisce per giustificare l'esistente. Stefano Levi Della Torre (Torino, 1942), pittore e saggista, vive a Milano e insegna alla Facoltà di Architettura del Politecnico.
Levi della Torre guida il lettore nel pensiero e nell'opera leopardiana, sottolineando come nei suoi testi non ci sia contrapposizione, ma rimando tra "metafisica" e "laicità", tra "religioso" e "irreligioso", al limite tra "credulità" e "incredulità". L'autore è docente presso la Facoltà di Architettura di Milano ed è stato membro del Consiglio della Comunità Ebraica di Milano.