Diritti o desideri? Diritti o poteri? Diritti o possibilità? Insomma, Diritti o distorti, cioè falsi diritti inventati per soddisfare i propri disegni o per scardinare una società ritenuta retrograda? Questi interrogativi riguardano i cosiddetti "nuovi diritti", che prendono sempre più piede e crescono anche di numero. Tra le novità sono, ai due estremi reciproci, il "diritto di morire" e, tanto per fare un esempio, il "diritto all'insulto" reclamato a gran voce dalle "curve" degli stadi delle domeniche calcistiche. In mezzo si collocano il diritto all'aborto, alle manipolazioni genetiche, ai mutamenti di genere, al matrimonio fra persone dello stesso sesso. Il titolo di questo libro non è un gioco di parole, ma un dilemma drammatico che investe la nostra vita personale, quella dei nascituri e di chi è stanco della vita e non necessariamente prossimo alla morte. Investe la società civile e la rete delle relazioni, che ne è lo scheletro, la religione e quindi la fede, ma anche l'ethos degli agnostici e degli atei, infine le ideologie residue e la politica, perché riguarda l'antropologia e dunque l'intera idea, il concetto, l'immagine, la visione, il significato dell'uomo sulla Terra. L'autore del Dizionario dell'Antilingua, traccia in queste pagine una visione potente della nuova Babele, dell'uomo che oggi esattamente come migliaia di anni fa sostituisce al Verbo la sua parola, all'Assoluto la sua finitezza, affermando sé stesso col tentativo di dare un nome nuovo a tutte le cose.
Un elenco completo, ragionato e documentato di tutte le «a-parole», cioè le parole falsificate o rese vuote da un potere che, come quello descritto da Orwell, ricerca il monopolio della lingua (e dei suoi trasmettitori, i media) per rendere impossibile ogni altra forma di pensiero (pp. 136).