Myriam racconta con una scrittura semplice e sempre pronta al sorriso, gli anni che vanno dal 2011 al 2016 ad Aleppo. Vive con i genitori Teta e Jedo in un quartiere armeno, sono cattolici praticanti e molto uniti. Frequenta una scuola che le piace, la "scuola delle rose" dove vede la sua più cara amica, Joudi. Giorno dopo giorno, Myriam racconta di piccole cose, il tè con i genitori, il barbiere, il fornaio, il matrimonio di un cugino, i capricci della sorellina. Nel settembre del 2011 però le cose si fanno sempre più serie e Myriam vede incrinarsi la sua quotidianità. A scuola sono costretti a rifugiarsi nel sottoscala per i bombardamenti e il padre non le permette più di girare da sola. I "terroristi" uccidono due fratelli della madre. La famiglia è costretta a cambiare quartiere quando un missile sfiora la loro casa. Il diario segue tutto il crescendo della violenza. La madre si sente una rifugiata nella sua stessa città. Acqua, luce, cibo razionato, tutto gli equilibri saltano. Dopo il dicembre 2016, la cose sembrano definirsi meglio, i kurdi aiutano diverse famiglie ad andare avanti. La madre con grande coraggio torna al suo quartiere per recuperare alcune foto. Tutto è distrutto dalla bombe, tutto è irriconoscibile.