Sono trascorsi trent'anni dall'attentato in via D'Amelio che uccise Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Vincenzo Limuli, Claudio Traina, Emanuela Loi ed Eddie Walter Cusina. Sono trascorsi trent'anni ma la storia è ancora aperta così come il ricordo della vita e dell'operato di Borsellino è vivo nella memoria degli italiani. Con l'aiuto dei figli del magistrato - Fiammetta, Lucia e Manfredi - Lucentini ripercorre non solo la cronologia degli ultimi giorni di Borsellino, ma anche le troppe omissioni e manipolazioni che hanno caratterizzato le inchieste sulla strage di via D'Amelio; i processi clamorosamente smentiti dopo 26 anni da una sentenza che ha certificato un depistaggio, uno dei più gravi della storia giudiziaria del nostro Paese, che ha tanti protagonisti e comparse. Un danno per la collettività tutta che ha reso - a causa del troppo tempo trascorso - difficilissima, se non addirittura impossibile, la ricostruzione della verità processuale.
Partanna (Trapani). Piera Aiello ha solo 18 anni quando sposa Nicolò. Nove giorni dopo il matrimonio il suocero, Vito Atria, un piccolo mafioso locale, viene assassinato. Nel 1991 la stessa sorte tocca a Nicolò, sotto gli occhi impotenti di Piera. Dopo quell'omicidio in Piera scatta qualcosa: "vedova di un mafioso, vestita a lutto come impongono le regole della mia terra, con una bimba di tre anni da crescere e una rabbia immensa nel cuore. In quel momento il destino ha messo un bivio lungo il mio percorso: dovevo scegliere quale futuro dare a mia figlia Vita Maria". Il momento di svolta è l'incontro con un uomo che una mattina, scrive Piera: "mi ha preso sottobraccio e mi ha piazzato davanti ad uno specchio, eravamo in una caserma dei Carabinieri". Quell'uomo è Paolo Borsellino. "Da quando lo 'zio Paolo' mi ha piazzato davanti a quello specchio e mi ha ricordato chi ero, da dove venivo e dove sarei dovuta andare, sono diventata una testimone di giustizia. Io non ho mai commesso reati, né sono mai stata complice dei crimini di mio marito e dei suoi amici, gli stessi che poi ho accusato nelle aule dei tribunali e nelle corti d'assise. Quel che è certo è che la mia storia, la mia vita, è stata rivoluzionata dalla morte", compresa la morte di Rita Atria, sua cognata, che a 17 anni decide di ribellarsi al sistema mafioso, ma dopo l'assassinio di Borsellino non riesce a reggere al dolore e si toglie la vita. Nonostante tutto Piera continua ad andare avanti...
Il 19 luglio 1992 Paolo Borsellino viene ucciso dalla mafia in via D’Amelio, mentre si recava a trovare la madre malata. Giovanni Paolo II, durante l’Anno Santo del 2000, fa memoria dei martiri del Ventesimo secolo; la commissione storica incaricata di individuare questi martiri, inserisce nel lungo elenco anche Paolo Borsellino. Questo libro, nuova edizione del libro apparso nel 1994 ma arricchito di nuove testimonianze inedite – l’intervista alla moglie del magistrato, il colloquio con i figli, la parola del parroco e della sorella – racconta cosa è cambiato in questi ultimi anni. E svela nuovi, illuminanti aspetti, della vita di questo magistrato martire della giustizia.
Umberto Lucentini è nato a Palermo nel 1962. Lavora al «Giornale di Sicilia»; ha collaborato a «L’Espresso» e a «L’Europeo». La sua frequentazione con Paolo Borsellino risale ai tempi in cui il giudice era procuratore della Repubblica a Marsala e avevano progettato di scrivere un libro a quattro mani.