Oscar Pistorius, campione dei Giochi Paralimpici per atleti con disabilità fisiche, è stato ammesso nel 2008 alle Olimpiadi normali. Il tribunale ha messo in evidenza che le sue protesi per le gambe non gli davano alcun vantaggio sugli altri atleti. Ma questo è solo un esempio di un processo culturale sconvolgente, di portata epocale. Nel laboratorio dello scienziato, seguendo la procedura del metodo scientifico, la ragione viene 'incorporata' in un apparecchio, slegandosi dalla tradizione che la voleva sempre presente durante l'uso di strumenti più semplici, non 'intelligenti'. La 'mente meccanizzata', come le cheetah di Pistorius, ha lanciato il corpo umano alla velocità del pensiero: possiamo (quasi istantaneamente) ricevere un'e-mail mentre viene scritta o vedere con un'ecografia chi non è ancora nato. Ma mentre ciò accade, l'uomo usa la ragione in un modo nuovo, non tradizionale. Infatti, gli strumenti 'intelligenti' sono certamente una conquista, ma fanno venir meno alcune certezze elementari. La ragione corre la corsa della macchina, ma smarrisce le sue radici: non sa più da dove venga, non sa più a chi appartenga, se alla macchina o all'essere umano che la utilizza. Solo un tribunale - ma presieduto da chi? - potrebbe garantire il suo corretto funzionamento. Insomma, come Pistorius, anche la ragione è a un bivio: appartenere solo all'uomo o anche allo strumento?