Lavorare manca, a chi il lavoro non lo trova ma anche a chi un lavoro ce l'ha: perché chi ci ha insegnato sin da bambini che il lavoro nobilita l'uomo ci ha fatto una promessa di felicità che è stata drammaticamente disattesa. E per noi italiani, che il lavoro l'abbiamo messo a fondamento della nostra repubblica, vederlo calpestato rappresenta una disastrosa sconfitta. "Lavorare manca" intreccia il racconto autobiografico alla polemica amara contro il liberismo e la globalizzazione finanziaria; e fa emergere le debolezze, la lentezza, l'inerzia del sistema Italia.
Il mondo in un possibile futuro. La Chiesa cattolica ha esteso il suo potere instaurando in Italia una teocrazia e controllando ogni aspetto della vita politica e sociale. Il Papa governa un feroce sistema inquisitoriale. L'eroe di questa sacra rappresentazione esplosa è Domingo Salazar. Orfano, allevato dai domenicani, è diventato un agente segreto pontificio, o meglio, un cane sciolto, che non disdegna l'amicizia del musulmano Guntur e combatte con ogni mezzo lecito e illecito gli atei, i negatori di ogni fede e senso dell'ordine cosmico. L'incarico che Salazar ha ricevuto da un misterioso Vicario è di catturare Ivan Zago, l'imprendibile capo dei nemici della Chiesa, e di sventare l'attentato che incombe sulla cerimonia per la santificazione del Santo Padre. Ma nella polizia vaticana qualcuno ordisce altre trame e Domingo da cacciatore, sta per diventare preda. Diego Marani ci porta con il suo nuovo romanzo, veloce e pieno di sorprese, nel cuore segreto e inquietante di un nuovo impero del male.
Il paesaggio racconta ma per ascoltare questo racconto serve il silenzio. Forse solo chi va a piedi può permettersi il lusso di fermarsi e ascoltare. Il presente e la storia.
Un mese a piedi, dal sud della Spagna a Santiago de Compostela: il diario di un camminatore d'oggi, sui passi degli antichi pellegrini medievali. Mille chilometri tra colline e altopiani, ponti e incontri: un continuo avanti e indietro nella storia, ma anche un cammino spirituale, se è vero che tutti credono in qualcosa o in qualcuno, e che spesso lungo il cammino lo (ri)trovano. La Via della Plata era usata già mille anni fa da coloro che volevano arrivare a Compostela; prima ancora era un importante asse viario romano. Oggi la storia si mescola al vino, ai sapori forti dell'aglio, del prosciutto serrano e dell'ospitalità. Ma anche alla rivolta morale di un Paese che si confronta con la violenza.
Diego Marani. Giornalista, è stato redattore del mensile Nigrizia e del quotidiano L'Arena, a Verona. Quando può, cerca di scrivere con i piedi: nel senso di camminare prima e scrivere poi. E ogni tanto pedala. Ha pubblicato A Santiago per la Via della Plata, Sentieri partigiani in Italia (Terre di mezzo Editore) e Germania in bicicletta (Ediciclo).
Rievocando la passione giovanile per il dialetto che, benché tabù nel contesto scolastico, gli era indispensabile per assicurarsi il rispetto dei coetanei e cogliere le sfumature di certe sere, di personaggi bizzarri e di odori e sapori di campagna, Diego Marani comincia il racconto del proprio approccio alle lingue, un lungo apprendistato che culmina nell'incarico di interprete al Consiglio europeo. Un tirocinio costellato di esperienze spassose, viaggi rocamboleschi e incontri personali.
L'incontro casuale con il nome di un compagno del liceo nell'elenco del telefono suscita nel narratore l'improvviso ricordo di un amico e di un'età perduta. È la scintilla che risveglia un'incursione nei territori della memoria: il liceo, la colonia penale dell'adolescenza, la passione per la fotografia, la bella che tutto trasfigura e in cui ci si perde, il lavoro nell'orto del nonno, il rifugio dei libri, l'esperienza di una radio libera prima, di un circolo culturale poi. Sullo sfondo, la guerra del Vietnam, la contestazione, le prime avvisaglie di quella che diventerà la lotta armata. Marani lavora come traduttore principale e revisore presso il Consiglio dei Ministri dell'Unione europea a Bruxelles.