Adriana Zarri (1919-2010), scrittrice, teologa ed eremita, ha saputo conciliare una profonda tensione spirituale e contemplativa con la partecipazione appassionata al rinnovamento cattolico e alle grandi battaglie sociali della seconda metà del Novecento. Dotata di una forza di intervento radicale e di una rara qualità interiore, come ricordano il filosofo Mario Tronti e il teologo Giannino Piana, univa la verve polemica, inflessibile strumento di affermazione di quella che per lei era la verità, a una folgorante esperienza di Dio che espresse nella creazione di eremi vissuti e condivisi come oasi di armonia naturale e di respiro cosmico. Questo libro, attraverso fonti edite e inedite, ne ricostruisce per la prima volta la biografia, dall'infanzia a San Lazzaro di Savena (Bologna), alla giovinezza nella Compagnia di San Paolo, alla maturazione di una scelta eremitica in luoghi appartati della campagna piemontese. Ne ripropone la ricerca religiosa ispiratrice di una originale teologia mistica e trinitaria, la partecipazione con voce propria e distinta alle vivaci stagioni riformatrici prima e dopo il Concilio Vaticano II, la pratica di un monachesimo estraneo a forme di istituzionalizzazione e autonomo dalle strutture ecclesiastiche. Lettere, saggi, romanzi, articoli pubblicati su svariati periodici cattolici e laici - tra cui «L'Osservatore della Domenica», «Settegiorni», «Il Manifesto», «Rocca», «Anna» - attestano la libertà di critica e di proposta e la trama di amicizie eccellenti - da Benedetto Calati a Rossana Rossanda, da Luigi Bettazzi a Sergio Zavoli, da Marie-Dominique Chenu a Pietro Ingrao - che accompagnarono la sua vita e la sua riflessione.
"Poeta, profeta, disturbatore delle coscienze, uomo di fede, uomo di Dio, amico di tutti gli uomini": così l'arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini salutava padre David Maria Turoldo celebrandone il funerale l'8 febbraio 1992, restituendo in pochi tratti un'esistenza cristiana tra le più intense del Novecento italiano, spesa per la salvezza de "L'Uomo" - nome emblematico di una testata promossa in gioventù -, e volta alla penetrazione del silenzio di Dio. Nella Milano della Resistenza e del dopoguerra, nella Firenze di Giorgio La Pira, a Sotto il Monte - terra di Giovanni XXII - negli anni precedenti e successivi al Concilio Vaticano II, dentro e fuori i canoni dell'Ordine dei Servi di Maria a cui con convinzione appartenne, Turoldo diede corpo e voce alle aspirazioni di rinascita religiosa, civile, sociale della sua generazione, guadagnando consensi e suscitando dissensi. Le censure e le sanzioni in cui incorse per via gerarchica non gli impedirono - consolato da una vena poetica che si completò negli anni con una fertile ispirazione di traduttore dei Salmi e creatore di inni per la liturgia - di esprimere in molteplici forme comunicative le domande di libertà, giustizia, pace, che animavano gli scenari e le coscienze del suo tempo.
“Bastava guardarlo
e vederlo passare:
per noi era pane”
Parroco dei lontani, voce dei poveri, profeta della pace, “contestatore per tutte le stagioni” o figlio “obbedientissimo” della chiesa: le diverse letture della figura di don Primo Mazzolari offerte nel tempo rivelano le tracce persistenti impresse dalla sua avventura cristiana nella storia del Novecento. Negli anni che vanno da Pio X a Giovanni XXIII, dal modernismo alle soglie del concilio Vaticano II, questo “parroco rurale” si impegnò in prima persona nel confronto che la chiesa stava vivendo con l’incalzante modernità, offrendo risposte e percorsi originali che gli guadagnarono censure e incomprensioni, ma insieme riconoscenza e affetto da parte di una nutrita platea di discepoli e lettori. Ripercorsa a cinquant’anni dalla morte, la sua memoria risulta ancora feconda e fonte di ispirazione per la vita cristiana di oggi, provocatrice delle salutari inquietudini che fanno del cristiano un “pellegrino dell’assoluto” immerso nel quotidiano, un cercatore di Dio intimamente solidale con le angosce e le attese dell’intera umanità.
Mariangela Maraviglia (Pistoia), pubblicista e saggista, si occupa di figure del cattolicesimo contemporaneo impegnate in ambito sociale e nel dialogo ecumenico. Membro del Comitato scientifico della Fondazione don Primo Mazzolari, al prete cremonese ha dedicato diversi volumi e studi. Per le nostre edizioni ha curato: Sorella Maria di Campello, P. Mazzolari, L’ineffabile fraternità. Carteggio (1925-1959).