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Leggerne la storia, mentre lui ancora scrive la cronaca: questa è la sensazione che si prova quando si osserva la parabola calcistica di Francesco Totti. Ogni volta, il Capitano infinito sembra rinascere dalle ceneri dell'impresa precedente. Quella di Francesco è anche una storia che si narra da sé: quella del Capitano della Roma, con una punteggiatura di gol senza fine, a scandire una straordinaria vicenda tecnica, esistenziale, motivazionale. Cullato da una maglia - sempre e soltanto quella giallorossa sin dai primi vagiti calcistici, ancora oggi stravolge il destino delle partite in cui il suo nome ineluttabilmente lampeggia.
Insegnanti una categoria a parte. Vale ancora questo giudizio? Nel tentativo di capirlo, Paolo Marcacci, giornalista sportivo, scrittore ma in questo caso soprattutto insegnante di lettere in una scuola media di Roma, ci racconta la categoria, osservata dal di dentro, vissuta quotidianamente, monitorata con occhio sempre ironico ma spesso anche spietato, inclemente. Tutti abbiamo avuto degli insegnanti e tutti li abbiamo detestati o amati alla follia, a seconda dei casi, per ciò che ci hanno lasciato o fatto subire. È stato normale, per generazioni di studenti, osservare generazioni di insegnanti, carpirne i comportamenti, i tic, le frustrazioni, i "riti" comportamentali, le modalità espressive. In questo caso però è un insegnante a descrivere i suoi colleghi, in una galleria infinita di personaggi e situazioni di volta in volta ridicoli, bizzarri, malinconici; pescando nella propria esperienza quotidiana, nel vissuto della cattedra, avendo come unica fonte di ispirazione i colleghi che in questi anni gli sono capitati in sorte raccontando con mano leggera e contenuti profondi, un mondo di professoresse e professori, di riti e di abitudini che scandiscono l'anno scolastico, di psicologie che si aggrovigliano e si scontrano in un terreno dove il solenne e il ridicolo continuano a convivere, spesso all'insaputa di coloro che ne sono i protagonisti.