Le riflessioni sull'uomo del terzo millennio, contenute in questo testo, traggono spunto dalla lettura in chiave interpretativa di alcuni teorici di fine ottocento e da pensatori contemporanei che a vario titolo si sono dedicati all'analisi delle trasformazioni socio-culturali che l'evoluzione dei progressi tecnico-scientifici nei diversi contesti spazio-temporali ha prodotto dalla rivoluzione industriale di fine ottocento fino ai giorni nostri.
La vicenda del cosiddetto "mostro" di Foligno che all'epoca dei fatti è stato considerato semplicemente come uno dei tanti crimini efferati, disponibili all'attenzione mediatica, da servire in pasto all'opinione pubblica come uno dei tanti eventi di cronaca nera che affollano la quotidianità, è stato riletto alla luce delle dinamiche profonde intercorse fra criminale e vittima, mettendo in risalto come, partendo dal profilo dell'autore di reato, in questo caso particolare quello di L. Chiatti, ricostruito a partire dalla biografia del soggetto e dalla storia di vita in cui si è sviluppata la sua personalità, sia possibile giungere alle motivazioni inconsce che hanno spinto una vittima, divenuta in quanto tale criminale, a riprodurre attraverso il crimine l'esorcizzazione della sofferenza repressa fin dal momento della nascita.
Le relazioni familiari relativamente ai diversi modi di fare e di essere e sentirsi famiglia nelle società occidentali del terzo millennio si configurano sempre più come rapporti contrattuali asettici basati sulla ottimizzazione delle performances dei comportamenti dei componenti il nucleo familiare (efficienza) e sulla contrattualità, basata sul conseguimento di risultati funzionali all'auto-mantenimento del sistema familiare (produttività-funzionalità). Gli strumenti più adeguati saranno dunque quelli in grado di cogliere nel percorso evolutivo, eventuali forme di disagio dei soggetti in crescita valutandoli a partire dalla rilevazione del temperamento, del carattere e dell'intelligenza oltre che del livello di maturità.
I casi di E. De Nardo e P. Maso, presi in esame come emblematici dell'universo di riferimento, ad una più attenta analisi criminologia hanno rivelato che sedimentazioni profonde di conflittualità ed incomprensioni familiari reali o percepite nei vissuti evolutivi di soggetti con personalità problematiche, possono generare, e di fatto in questi casi generano, in tali soggetti spinte pulsionali omicide, di particolare violenza, sostenute, anziché da un movente razionale, da motivazioni inconsce, riferibili ad una forma di reattività irrazionale che scaturisce da sentimenti ostili a lungo repressi.