Ci sono giorni in cui non si può stare tranquilli: la punteggiatura delle pagine di agenda corrispondenti riporta alla fine di ogni appuntamento un punto interrogativo. I punti di domanda sulla nostra vita sono fastidiosi, sono come un tarlo che scava il legno per nutrirsi della sua polpa, scavando fintanto che la struttura rimane apparentemente in piedi; ma arriva il momento in cui il nostro legno è indebolito e rischia, svuotato all'interno, di crollare. A volte si riesce a eluderli per un po', adottando varie strategie. Si risponde d'impulso, nel modo più sbrigativo possibile: ho sempre fatto così, gli altri fanno così, mi hanno detto di fare così. Altre volte pensiamo che la domanda sia rivolta soltanto ad altri e si trovi sulla nostra agenda per errore: per fortuna non è successo a me, non mi riguarda... Eppure le domande sono la nostra grandezza, ci aiutano concretamente a uscire dagli stereotipi e dall'anonimato. Le domande sul senso dell'esistenza sono la zattera che traghetta verso il futuro la nostra vita.