La vigilia di Natale, Manuela Paris torna a casa, in una cittadina sul mare vicino Roma. Non ha ancora ventotto anni. È assente da tempo, da quando è andata via - ancora ragazza - per fare il soldato. In fuga da un'adolescenza sbandata, dalle frustrazioni di una madre che cerca attraverso di lei il proprio riscatto e dalle lacerazioni della sua famiglia. Con rabbia, determinazione e sacrificio, Manuela si è faticosamente costruita la vita che sognava, fino a diventare sottufficiale dell'esercito e comandante di plotone in una base avanzata del deserto afghano, responsabile della vita e della morte di trenta uomini. Ma il sanguinoso attentato in cui è rimasta gravemente ferita la costringe a una guerra molto diversa e non meno insidiosa: contro i ricordi, il disinganno e il dolore, ma anche contro il ruolo stereotipato di donna e vittima che la società tenta di imporle. L'incontro con il misterioso ospite dell'Hotel Bellavista, Mattia Rubino, un uomo apparentemente senza passato e, come lei, sospeso in un suo personale limbo di attesa e speranza, è l'occasione per fare i conti con la sua storia. E per scoprire che vale sempre la pena vivere - perché nessuno, nemmeno lei, è ciò che sembra. Cronaca, affresco e diario, storia d'amore e di perdita, di morte e resistenza, spiazzante e catartico, "Limbo" si interroga anche, e ci interroga, su cosa significhi, oggi, essere italiani.
Platone è un bassotto dal pelo lungo e la coda a pennello. Un cane da salotto, di quelli nati per fare compagnia agli uomini. A Yuri, per esempio, studente di filosofia "con gli occhiali sempre appannati". Ma durante le vacanze Yuri segue Ada su una nave da crociera, lasciando il bassotto alle cure del portiere. E proprio nella solitudine della notte di Natale avviene per Platone l'incontro che gli cambierà la vita. Nella cantina del palazzo, il Tatuato nasconde scatoloni pieni di animali di contrabbando: scimmie, iguane, serpenti a sonagli, una vecchia tartaruga leopardo di nome Leo, e lei, la Regina, un'elegante levriera afghana, giovanissima, "poco più che un gomitolo di neve". Per Platone è il colpo di fulmine. Ma il cuore della Regina è altezzoso, e neanche le canzoni che il bassotto intona giorno e notte per tenerle compagnia riescono a sedurla. A raccontarci questa storia tenera e profonda, dal suo osservatorio speciale tra le foglie di un albero, un pappagallo che conosce tutte le lingue del mondo, e tutte le pieghe dell'anima. Una favola per chi crede che niente è impossibile.
Aveva chiesto a sua madre di non dire a nessuno che sarebbe tornata a casa, e invece quando Manuela Paris scende dalla macchina, davanti al portone di casa sua, trova un comitato d’accoglienza grande quanto Ladispoli intera. È la vigilia di Natale, Manuela non ha ancora ventotto anni ed è alta e sottile, il suo sarebbe un corpo da atleta, non fosse che ora è fragilissimo - le ossa frantumate ricomposte dalle operazioni, la fisioterapia, le stampelle che chissà quando si potranno mettere via.
Manuela è tornata a casa, in Afghanistan era a capo di un plotone di trenta alpini – la realizzazione di un desiderio che nasceva nell’infanzia, il sogno di una bambina magra e selvatica con l’anima di una principessa guerriera - adesso è una sopravvissuta. Per caso. In balistica si chiama «teoria della divergenza»: Dovevo trovarmi in un punto, che era l’incrocio di una serie di linee, e queste linee sono sempre la conseguenza logica e matematica di una catena di azioni, decisioni, movimenti, gesti. Invece, per un caso, non c’ero. Ero dieci metri piú indietro, anche se non dovevo esserci, e l’esplosione mi ha fatto a pezzi, ma non del tutto. È per quella divergenza che sono viva.
Viva ma incapace di vivere, Manuela, incapace di pensare a un futuro che non sia tornare sul campo e far ripartire l’esistenza nel punto esatto in cui si è interrotta, un istante prima dell’attentato che adesso, invece di rassegnarsi a diventare passato, è intrusione continua nel presente. I medici le hanno detto che ricordare è importante, che ricostruire la sua storia fino al giorno del disastro può aiutarla ad andare avanti. E Manuela, che della disciplina ha imparato a non poter fare a meno, fa i compiti: ricorda, racconta dell’Afghanistan, della guerra, di un popolo sprezzante del pericolo e che più di tutto amava la libertà, scrive del deserto delle pietre e del sangue. Anche se le parole, le sembra, non servono a dissolvere i fantasmi: piuttosto li evocano, ne mettono a fuoco i dettagli.
Ogni sera, quando la casa è già silenziosa, Manuela esce sul balcone e accende una sigaretta. Dall’altra parte della strada, sul balcone dell’hotel Bellavista, un uomo nascosto dal buio fa la stessa cosa. Lui sa che lei si alza prima di tutti e va a letto per ultima, che dorme con la luce accesa, che a volte di notte si sveglia e cammina, che al posto del pigiama usa una maglietta bianca. Lei di lui sa che corre tanto e bene, che beve acqua gassata, che prima di spegnere la luce legge un libro e che fuma troppo. Non sanno nulla del passato che li ha costruiti, di quello che vogliono dimenticare, o magari nascondere, ma ognuno, dal suo limbo, studia il limbo dell’altro: le azioni minime, le espressioni, i gesti che parlano al posto della voce. E forse proprio nell’incontro con quest’uomo che sembra appena venuto al mondo, e che come lei sembra paralizzato in un presente di speranza e attesa, Manuela riuscirà a trovare il punto in cui si ricomincia a vivere. Un punto che dovrebbe stare lì, nell’incrocio delle linee determinate dalle azioni e dalle decisioni, ma che invece, contro ogni previsione logica e matematica, forse va cercato dieci metri più in là.
A sette anni dal successo di Un giorno perfetto, Melania Gaia Mazzucco (Premio Strega nel 2003 per Vita) passa a Einaudi con una storia epica e appassionante, che ci parla del nostro tempo e ci interroga sulle nostre responsabilità di uomini. Il grande romanzo contemporaneo di una delle autrici italiane più conosciute e amate nel mondo.
Annemarie fu scrittrice, fotografa, giornalista; colta, ricca e bellissima, "sembrava incarnare tutta la storia d'Europa". Sullo sfondo della società letteraria cosmopolita degli anni Trenta fu una donna sempre in attesa, in fuga, che non smetteva mai di cercare: parole per i suoi libri, immagini per i suoi reportage, donne da sedurre, uomini da incantare. Senza realizzare mai il suo sogno di vivere di scrittura. Avrebbe potuto avere una vita agiata e oziosa invece ha scelto di portare il suo corpo androgino, il volto nobile, i fluenti capelli biondi tagliati corti continuamente in viaggio: ha attraversato l'Europa in guerra, l'Afganistan, l'Iran, il Congo da sola per far fotografie, alla ricerca di un senso. Scelse di essere fedele a se stessa pagandone le conseguenze. Ruppe con la famiglia, con una madre che detestava la sua libertà, e scivolò in una vita errabonda, in amicizie appassionate e distruttive, come quella con i terribili figli di Thomas Mann che la iniziarono alla tossicodipendenza, fino alla morte. Melania Mazzucco, con "Lei così amata", toglie dall'oblio "una vita che riassume in sé i grandi classici delle esperienze della gioventù del '900: dalla ribellione contro la società borghese, al desiderio di essere eterni adolescenti, senza doveri e responsabilità. Eppure è anche la storia di un'utopia: di essere salvati dalla scrittura. Quella che si infila nelle crepe della vita"
Frutto di oltre dieci anni di studi e ricerche, ricco di documenti inediti e originali, rintracciati da Melania Mazzucco negli archivi veneziani, Jacomo Tintoretto & i suoi figli è la seconda parte del dittico che, col romanzo La lunga attesa dell’angelo, l’autrice ha dedicato al grande maestro, passando così dalla libera interpretazione dei fatti e dalla dimensione fantastica dei personaggi all’indagine appassionata di una possibile verità storica. Prima importante biografia mai apparsa in Italia su Tintoretto, questa preziosa opera storico-documentaria rappresenta un vero e proprio monumento alla grandezza e alla complessità di un pittore immenso, inventore di sterminati teleri narrativi, affollati da centinaia di personaggi e animati da violenti chiaroscuri – un artista ambizioso e discusso, scorretto e devoto, colto e popolare, eccentrico e conformista, incalzato da un perenne furore creativo.
In un dialogo continuo e attraverso un confronto serrato con le sue opere, Melania Mazzucco ricostruisce minuziosamente la vita del “più terribile cervello che abbia avuto mai la pittura”. Ma, accanto al protagonista, come in una delle sue tele brulicanti, dal buio della storia riemergono le figure dei suoi familiari: il padre, la giovane moglie Faustina, le figlie suore, i nipoti rinnegati. Fra tutti, brilla di luce propria la figlia primogenita Marietta, pittrice e musicista presto consegnata a un mito che la trasforma in personaggio letterario. A poco a poco, dall’oblio riaffiorano anche le innumerevoli vite di coloro che nel corso di due secoli hanno incrociato i loro destini con quelli dei Tintoretto: gioiellieri, librai, dogi, pittori, formaggiai, barcaioli, serve, spie, eretici, truffatori, contrabbandieri, ciarlatani; pagina dopo pagina, ci vengono raccontate storie dimenticate e insolite come quelle della meretrice blasfema Orsola, dello scrittore-alchimista Evangelista Ortense, della monaca ribelle suor Maria Isabella, del musicista itinerante Julio Zacchino, del faccendiere Asdrubale Fiorelli. Una caleidoscopica galleria di ritratti che compone l’affresco di una città unica e irripetibile, Venezia: attraversata casa per casa, esplorata nei fondachi, sui moli, nei bordelli, nelle botteghe e nei monasteri, rivelata in ogni aspetto delle sue attività e dei suoi costumi, evocata con impressionante realismo in tutto lo splendore e la miseria dei suoi mille traffici e dei suoi mille mestieri.
Affiancando a un eccezionale lavoro di ricerca e di documentazione la raffinatezza di una scrittura coinvolgente e affabulatoria, capace di restituire alla vita migliaia di storie perdute, con quest’opera singolare, smisurata come i teleri del maestro Tintoretto, Melania Mazzucco ricrea per noi un intero universo e ci regala l’ennesima conferma del suo talento di narratrice, trascinandoci nell’avvincente romanzo della più affascinante città d’Italia e del più misterioso e geniale tra i suoi artisti.
“Un romanzo torrenziale e ricco di storie parallele,
che ci restituisce con i suoi margini di mistero
una figura femminile difficile da dimenticare.”
L’espresso
Venezia, fine del Cinquecento. La vita spavalda del pittore Jacomo Robusti detto il Tintoretto, genio ambizioso e anticonformista, tra febbrili battaglie combattute con ogni mezzo per affermare il proprio talento, successi e dolori, inimicizie e tradimenti, capolavori e disillusioni. Accanto a lui, la sua creazione più amata: la figlia illegittima Marietta. Bambina vestita da maschio, poi ragazzina educata alla musica e alla pittura, infine donna libera e artista, Marietta incarna un’immagine indelebile di bellezza, sacrificio e passione assoluta. Trasportandoci nella Venezia del tardo Rinascimento, ricca e fragile, minacciata dalla guerra e dalla peste, e nella vita quotidiana della famiglia di un grande artista, Melania G. Mazzucco ci regala la storia indimenticabile di un padre e di una figlia, diversi da tutti, eppure così vicini.
Dopo dieci anni di matrimonio felice, anche se imposto dalle circostanze, la malinconica e annoiata contessa Norma conosce una ragazzina selvatica ed errabonda, detta Medusa, e se ne innamora perdutamente. Si è nella Torino del primo Novecento, e scoppia uno scandalo che travolge le due donne: Medusa fugge a Parigi, Norma sarà rinchiusa in manicomio. Il primo romanzo dell'autrice di "Vita" e di "Un giorno perfetto".
Ellis Island, 1903. Due ragazzini, Diamante e Vita, sbarcano in America, ma al posto del paradiso trovano vicoli sporchi e violenza, lavoro durissimo e la prepotenza della Mano Nera. Una storia ora buffa, ora amara, tenera e insieme crudele, la storia di una promessa d'amore. Un libro epico sull'emigrazione e sui sogni che vincono la disperazione.
Dopo aver prediletto storie ambientate nel passato, Melania Mazzucco sceglie la Roma di oggi come scena per il suo romanzo. Il giorno perfetto - come nel titolo di una canzone di Lou Reed - è quello in cui Camilla compie sette anni, Zero fa esplodere la prima bomba in un McDonald's, Emma perde il lavoro, Kevin le mutande, Elio recita il discorso sbagliato al suo comizio elettorale, Valentina fa un piercing all'ombelico, Maja trova la casa dei suoi sogni, Sasha festeggia l'anniversario dei dieci anni con l'amante, Antonio vede la moglie per l'ultima volta e qualcuno carica con 7 colpi + 1 la sua pistola. Mentre le loro strade si incrociano sul grande palcoscenico di una Roma frenetica e sorprendente, e la tensione si accumula, le loro vite sembrano destinate a esplodere in mille pezzi. Romanzo corale, affresco sociale, foto di gruppo di una nazione, questa cronaca di un giorno apparentemente qualunque in una grande città di oggi è un'immersione totale nella realtà che ci circonda. Una storia d'amore e disincanto, di scuola e di lavoro, una notizia da prima pagina e uno straziante caso di nera. Ma soprattutto, l'anatomia di una famiglia: ragazze e bambini, uomini e donne, madri e padri, figli e figlie, scene da un matrimonio in cui ciascuno, nel bene e nel male, può riconoscersi.
Dopo dieci anni di matrimonio felice, anche se imposto dalle circostanze, la malinconica e annoiata contessa Norma conosce una ragazzina selvatica ed errabonda, detta Medusa, e se ne innamora perdutamente. Si è nella Torino del primo Novecento, e scoppia uno scandalo che travolge le due donne: Medusa fugge a Parigi, Norma sarà rinchiusa in manicomio. Il primo romanzo dell'autrice di "Vita" e di "Un giorno perfetto".