Don Salvatore è un punto di riferimento sul tema del desiderio del sacerdozio; è stato ordinato in anticipo sulla data canonica (il 16 aprile 2015) a causa di una malattia terminale che lo porterà alla morte poco tempo dopo. Alla vigilia della sua ordinazione riceve l'inaspettata telefonata di papa Francesco, che lo chiama per rincuorarlo e chiedergli la sua prima benedizione da presbitero. Cosa che lui fa il giorno stesso in cui diventa ministro di Dio: dopo aver benedetto il Santo Padre afferma: "L'ho fatto con il cuore pieno di gioia perché per noi tutti è un maestro. Non possiamo fare altro che seguirlo e continuare a pregare per lui". L'ultima celebrazione eucaristica che don Salvatore officia ha la data del 26 giugno 2015. Nella sua morte molti hanno intravisto la presenza di qualcosa di speciale, in lui che aveva detto: "Oggi, da presbitero, prendo la consapevolezza che l'aderire ai dolori immensi del Cristo, così come fanno tanti altri miei fratelli, spalanca varchi di luce sul mistero del soffrire". Questo libro raccoglie alcune preziose pagine del suo periodo di formazione seminaristica: da esse emerge tutta la sua forte tensione all'assoluto, esemplare per ogni sacerdote e per chiunque guardi ancora al ministero presbiterale come a un segno della presenza, incarnata, dell'amore di Dio nella nostra storia.
La sua storia ha commosso l'Italia con attestazioni di affetto e vicinanza tra cui anche l'inaspettata telefonata di papa Francesco che, alla vigilia dell'ordinazione sacerdotale, lo chiamò per rincuorarlo e chiedergli la sua prima benedizione da presbitero. Nel 2014, all'età di 37 anni, a Salvatore fu diagnosticata una neoplasia all'esofago con una prognosi infausta, ed era al suo terzo anno di formazione verso il sacerdozio ministeriale. Iniziava un doloroso calvario, ma si sentiva portato sulle spalle di Cristo. E così chiese di essere ordinato sacerdote perché lo stato della malattia diventava ormai sempre più ingravescente. Fu ordinato il 16 aprile 2015. Don Salvatore muore il 29 giugno, dopo 74 giorni di servizio ministeriale, lasciandoci come eredità spirituale 41 omelie. Rappresentano una grande occasione per meditare il "tesoro della parola di Dio che custodiva nel cuore come Maria, la madre del Signore Gesù e nostra". In un tempo in cui la libertà umana si è ammalata e il buio è la notizia quotidiana, questo libro vuole proporre una figura luminosa come cifra di una radicale libertà interiore foriera di grandi scelte apportatrici di frutti per una civiltà dell'amore.
Agorà e Parola, parola e agorà, un mescolarsi di incontri, vicende, dialoghi, relazioni, cultura che si rende coltura della mente umana, carità divina che si offre all'uomo nella gratuità semplice del quotidiano.