Mai Eugenio Scalfari si era aperto a considerazioni così intime. Sono le confessioni di un ultranovantenne divertito e attratto da questa lunga epoca di transizione. Attraverso le voci di Antonio Gnoli e Francesco Merlo, egli rivive il suo «secolo di carta», negli anni del trionfo e in quelli recenti del declino. Interrogandosi su cosa potrà riservarci il futuro. Se c'è un modo di essere autenticamente se stessi, queste pagine lo rivelano attraverso gli episodi meno noti o addirittura sconosciuti della sua vita. Ecco allora scorrere, come in un romanzo, l'infanzia cattolica e i genitori in crisi, le profonde amicizie e le contese giovanili, il fascista e l'antifascista, gli amori saldi e le avventure rapsodiche, le malattie e la forza per affrontarle, le professioni svolte e la politica vissuta giorno per giorno. Niente resta occultato in questa sorprendente storia che ripercorre un secolo di vicende italiane sulle tracce di un protagonista, di uno stile, un gusto, una cultura, un mondo che erano soltanto suoi e che sono diventati nostri.
Ci sono parole come «rottamare», «torni a bordo, cazzo!», «comunismo», «lucciole» e «musulmano», che in un certo momento storico sono state al centro di tutto, «capitali» della vita italiana. L'Italia e il suo linguaggio sono i principali protagonisti della militanza di Francesco Merlo nel giornalismo. «Ho cominciato giovanissimo a raccontare il progetto politico delle convergenze parallele e ora sto qui a raccontare il progetto politico del vaffa», scrive di sé l'autore che prova a comporre la storia d'Italia dal dopoguerra a oggi associando parole invece di date e luoghi. Così la parola «terrone» esplora il Sud e si combina con «Unità», «briganti», «emozioni». «Casa» spiega il paesaggio e il potere, «tangente» la corruzione, «referendum» illumina la monarchia, l'aborto, il divorzio... e il «sì ma anche no». Questo libro non insegue i significati e le etimologie, e non è una difesa purista della lingua. È una narrazione di parole che decifrano Milano e Roma, il delitto Moro, la fine della Dc, lo stile Agnelli e la musica di Morricone. E sono parole i caratteri di un popolo: furbizia, doppiezza, trasformismo, peccato. E poi, nel paese delle parolacce e del chiasso, c'è il silenzio di quegli italiani che non sprecano parole. Questo sillabario propone un metodo e, alla fine, scopre che le parole non somigliano alle cose che nominano, e che dunque la storia d'Italia è una storia di malintesi.