Il nobile cristiano Antemio incontra in un campo di prigionieri arabi uno di essi, Yusuf, i cui interventi risultano particolarmente distaccati e originali. Antemio resta colpito e comincia a sollecitare il parere del suo interlocutore su alcune questioni di fondo, su cui appare evidente che attende ansiosamente risposta. Qualche mese dopo, Yusuf si presenta di nuovo come ambasciatore e i due si incontrano e si intrattengono con grande affabilità. Intanto, sinistri preparativi di guerra echeggiano all'intorno. Ma il dialogo tra i due non si interrompe e idealmente dura fino a oggi.
Il tema dei rapporti tra Santa Sede e Società delle Nazioni è qui presentato per la prima volta in tutta la sua complessità, sulla base dei materiali dell'Archivio Segreto Vaticano e di una folta letteratura secondaria. Istituzione laica per eccellenza, la Società è stata concepita ed ha mosso i suoi primi passi su un piano di indifferenza, se non di ostilità, nei confronti delle tematiche religiose. Solo nel corso degli anni Venti, per l'apporto di molti attivisti e pacifisti cattolici e laici, si intensificò il confronto sui numerosi terreni di interesse comune: l'azione di contenimento e di preservazione da futuri conflitti, gli interventi umanitari, la tutela degli Stati più deboli. Dalla documentazione, certamente lacunosa, emerge una pluralità di attori - nunzi, organizzazioni internazionaliste, in certi casi anche singoli laici -: essi determinarono i presupposti per cui Benedetto XV e Pio XI presero in seria considerazione l'eventualità di un rapporto stabile e regolato con la Società delle Nazioni. Il brusco mutamento del contesto internazionale alla fine degli anni Venti segnò il rapido deterioramento di queste prospettive; ma il "nuovo internazionalismo cattolico", se per il ventennio in esame appare minoritario e destinato a soccombere nel crescente clima di aggressività ed autoritarismo, costituì un fermento vitale e gravido di conseguenze per il futuro.