L'avvocato, avevano scritto a suo tempo gli autori di questo libro, è quanto mai necessario. E questa necessità si è sentita fin dall'inizio della storia. Ma, rispetto al secolo scorso, il suo lavoro è profondamente cambiato. Nella relazione con i clienti, nella natura degli spazi fisici della giustizia (i tribunali) e nella ritualità del processo. Ma anche nel reperimento delle fonti e dei casi. L'incontro con le nuove tecnologie, con le norme che cambiano e con l'Intelligenza artificiale ha reso quello dell'avvocato un lavoro ibrido e versatile, nel bene e nel male. Un esempio per tutti: quando si ha a che fare con l'Intelligenza artificiale, chi è che può decidere, che può rappresentare, che può ragionare a favore di qualcun altro se non un essere umano? Fulvio Gianaria e Alberto Mittone delineano in questo libro ciò che sarà dell'avvocato nel futuro: prospettive, problemi, opportunità di una professione la cui necessità oggi, e domani, non verrà meno.
Negli ultimi decenni il mondo è cambiato a una velocità spaventosa, la globalizzazione ha modificato a fondo non solo i paradigmi economici, ma anche quelli culturali. Al mutamento della società, segue la necessità di mutamento nelle istituzioni: prima fra tutte, il diritto. Ma come si sta adeguando, se si sta adeguando, il sistema giuridico italiano al tessuto sociale multietnico del nostro paese? Quanto peso può avere il retaggio culturale nella configurazione di un reato? Gianaria e Mittone provano ad affrontare il problema sostituendo all'analisi sociologica, che troppo spesso rischia di arenarsi nella retorica, uno sguardo tecnico. Il risultato è illuminante. Partendo da casi concreti, gli autori esaminano una questione che, se in Italia ha un precedente nelle differenze culturali tra nord e sud, ha oggi raggiunto dimensioni e implicazioni impreviste.