Una nuova edizione del libro di Mario Moiraghi su san Galgano e il mistero legato alla spada nella roccia ancora oggi visibile nella cappella di Montesiepi. Il volume si arricchisce di una sezione dedicata alle analisi commissionate dalla rivista “Focus” ed effettuate dal dipartimento di Geologia dell’Università di Padova. Le indagini, coordinate dal prof. Luigi Garlaschelli, chimico dell’Università di Pavia e membro del CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale), hanno potuto determinare nuovi elementi di analisi in merito alla datazione della spada e della Rotonda, nei suoi differenti corpi di fabbrica, ed esaminare la reliquia del cranio del Santo conservata nella chiesa. Un nuovo interessante tassello che completa l’appassionante mosaico iniziato con la prima edizione.
Mario Moiraghi, secondo lo stile che gli è proprio, tenta anche in questo caso di chiarire le vicende storiche e dissipare gli equivoci tra realtà e mito accumulatisi attorno al Graal.
Sulla scorta di questo prezioso lavoro di ricostruzione l’autore “smonta” alcune teorie prive di reale fondamento, come ad esempio la qualifica di “Santo” attribuita erroneamente al Graal in quanto calice che ha raccolto il Sangue di Cristo: “Qualunque collegamento fra Graal, santità, sangue di Gesù, recipiente che raccoglie tale sangue, calice dell’ultima cena, corpo della Maddalena, discendenza di Cristo, re di Francia, sette segrete e trame vaticane è destituito d’ogni fondamento”. E ancora: “L’intero racconto del Graal, almeno nelle sue versioni originali, appartiene alla sfera culturale, letteraria e fantastica dell’antica Asia centrale o, più precisamente, persiana. Non ha senso collegarlo con un ambiente ed un periodo storico – l’Europa centrale, fra il 500 e il 1000 d.C. – che non condivideva pressoché nulla con le magiche atmosfere di corte di quel lontano Oriente.” Alcuni dei documenti e delle fonti raccolte dall’autore sul tema del Graal e non compresi nel libro, saranno disponibili on-line sul sito internet ad esso dedicato.
L’obiettivo del libro è di rimettere in discussione, con un approccio storico-scientifico, il tema delle origini dell’Ordine dei Templari indagando sulla figura e soprattutto sulle origini del suo fondatore: Hugo de Paganis. Nel corso dei secoli Hugo viene individuato in un cavaliere franco, originario di Payns, un oscuro villaggio della Champagne (Francia), a fronte di una tradizione minoritaria, sostenuta dall’autore, che lo vuole originario di Nocera dei Pagani, oggi Nocera Inferiore in provincia di Salerno. Il problema della nazionalità di Hugo non è questione da poco, ma è uno dei segnali più vistosi che la storia dei Templari è stata a un certo punto riscritta, “modificando” la vera natura del movimento che, da gruppo organizzato di cavalieri posti a protezione dei pellegrini in Terrasanta, diventa nei secoli una vera e propria milizia armata nel nome delle verità cristiane. Il libro introduce molti documenti storici a riprova di questa tesi, riprodotti nel volume in foto o in testo originale con traduzione a fronte in italiano.