Una rivoluzione della portata di quella copernicana è sotto i nostri occhi. Coinvolge ognuna e ognuno di noi e ridefinisce alla radice cosa siamo come esseri umani. Dal primato del soggetto scopriamo la centralità della relazione e che l'"io" che pensavamo di essere deriva dai "noi" di cui siamo parte; oltre la centralità della mente riconosciamo di essere un corpo; scopriamo l'origine della conoscenza nella nostra capacità di azione e movimento; ci accorgiamo che non siamo sopra le parti ma parti del tutto nei paesaggi della nostra vita; constatiamo che dietro ogni pensiero c'è un'emozione; scopriamo che l'empatia ci precede e ci contiene, nel bene e nel male, e che quella risonanza sottende le nostre possibilità di comprenderci, amarci, cooperare ma anche offenderci e farci del male; ci riconosciamo capaci di immaginazione e finzione e scopriamo incarnata e corporea la bellezza che ci conduce alla possibilità di creare l'inedito. Un paradigma corporeo, basato sull'intersoggettività, si fa strada nella comprensione di noi stessi per una collocazione più appropriata della nostra presenza e una lettura più adeguata della nostra esperienza. I sentieri narrati nel dialogo da cui nasce questo piccolo libro si propongono come un agile vademecum per viandanti planetari quali noi siamo.
Per uscire dal tunnel della pandemia e delle emergenze che sempre più spesso ci troviamo a vivere abbiamo bisogno di un salto di qualità nelle nostre capacità di apprendere e cambiare. In una frase semplice, abbiamo bisogno di imparare a imparare. Noi siamo fatti per imparare e spontaneamente apprendiamo dall'esperienza fin dalla nascita e anche prima. Riflettere su come impariamo e sull'uso che facciamo della nostra capacità di conoscere è un'altra cosa. A presentarsi a noi come criticità difficili da elaborare sono stati, presentati capitolo per capitolo, il tempo delle nostre vite, così cambiato nei giorni della crisi; lo spazio che si è ristretto e allo stesso tempo dilatato presentandoci un conto particolarmente difficile; le nostre mani che si sono ritratte neutralizzando una delle forme più consolidate del contatto umano fino a connotarsi di pericolosità; e il respiro che da condizione esistenziale è divenuto fonte di rischio e di paura. Ma anche le maschere che ora ci difendono e ci rendono tutti simili, le solitudini connesse e la giustizia sociale. Quelle empatie interrotte parlano e indicano vie di particolare importanza per pensare a modi di vivere differenti, sostenibili e giusti
La creatività umana è, probabilmente, la possibile via d’uscita dai vincoli del presente. Siamo capaci di generare l’inedito, rompendo il conformismo, in ogni campo della nostra esperienza e lo facciamo sia in condizioni di necessità che per scelta e desiderio. In questo libro, organizzato come un dizionario, si affrontano sia alcuni temi critici della contemporaneità (il conformismo, la crisi ambientale, i limiti delle risorse, i conflitti del presente, i pregiudizi e la distruttività), sia le possibili vie emancipative che la creatività umana può generare, come il ruolo dell’infosfera, il pluralismo culturale, l’ironia, l’umorismo, la curiosità, l’inquietudine e soprattutto la bellezza: tutti dispositivi idonei a estendere le nostre capacità e possibilità, e a farci accedere a una vivibilità appropriata tanto al sistema vivente nella sua interezza quanto a noi che ne siamo parte.
Il conflitto caratterizza e costituisce la relazione con sé, con gli altri coinvolge il nostro mondo interno, gli interessi, i nostri valori e le nostre culture, la conoscenza di noi stessi e del mondo. I livelli a cui si può esprimere, quindi, sono quello intrapsichico, le relazioni con gli altri, i gruppi in cui siamo coinvolti, le istituzioni e le organizzazioni, la nostra vita pubblica e collettiva. L'autore propone, in modo accessibile e documentato, le principali riflessioni che possono aiutare a comprendere che il conflitto non è la guerra, ma indica le vie del dialogo e del confronto generativi. Molto spazio è dato ai suggerimenti operativi per una pratica efficace e evolutiva del conflitto nella vita, nel lavoro, nella nostra esperienza sociale e nel cercare di cambiare idea e comportamenti, in ogni campo e, in particolare, nel divenire parte del tutto nei sistemi viventi a cui, di fatto, apparteniamo.
Come diviene chiaro nelle situazioni di crisi, la pretesa di espellere l'incertezza dalla vita organizzativa di un'azienda può portare a una gestione irresponsabile. Strategie e pratiche imprenditoriali possono invece elevarsi a modello di democrazia nelle organizzazioni se sono orientate ad accogliere l'incertezza come costitutiva delle relazioni di lavoro. Proprio perché incerte queste relazioni possono essere feconde e innovative. L'imperante retorica del management, al contrario, con il suo apparato di formule acritiche e prescrittive, tende a neutralizzare l'incertezza, ridurre la flessibilità e chiudere gli spazi di gioco, il che comporta inevitabilmente una perdita di senso. Con l'obiettivo di mostrare la via per agire con efficacia nella complessità del presente, il libro esamina in questa prospettiva le principali aree di azione manageriale: dalla condivisione dell'esperienza nei processi cooperativi alla ricerca della qualità all'esercizio della leadership, fino alla gestione evolutiva dei conflitti.