L'ottica del libro è strettamente evangelica, e il dato di quelle fonti resta essenziale e normativo, anche se le parole e i silenzi di quei testi aprono alla possibilità di una lettura più profonda. Nel racconto evangelico del cosiddetto tradimento c'è spazio anche per la scoperta di aspetti che non possono essere trascurati, neppure riguardo al caso di Giuda, che non è solo l'archetipo e il modello dell'errata condotta tout court. A suo modo, doveva volere ancora bene a Gesù, se ne piange la sorte e si tormenta al punto da togliersi la vita. È questa la domanda che - senza voler sottrarre la figura di Giuda al suo mistero - soggiace a ogni passo del libro e ne costituisce il filo conduttore.
Sebbene non nasca da nuove ricerche d'archivio, la presente vita di san Juan de la Cruz affonda le sue radici nelle principali biografie dell'ultimo secolo. Arricchito anche di passi significativi delle Opere del Santo, il profilo del santo carmelitano, mistico e poeta spagnolo, dall'infanzia a Fontiveros di Castiglia, sino alla sua morte a Úbeda in Andalusia, si va stagliando attraverso una trentina di tappe (30 agili capitoli). «A sfondo del suo racconto», scrive il cardinale Arborelius, «padre Moriconi pone il carcere di Toledo e commuove il modo di condurre il lettore a scoprire che, proprio in quel buio ripostiglio, Giovanni della Croce, spoglio di qualsiasi consolazione e affetto umano, riesce a far sgorgare, dalla sua anima ferita, il più bel canto all'Amore».
L'Ave Maria, insieme al Padre nostro, è la preghiera più comune tra i cristiani della Chiesa cattolica occidentale. Padre Bruno Moriconi la rilegge punto per punto, desumendo dal Vangelo e presentando verità di fede sotto forma di meditazioni semplici. Maria, la "piena di grazia", con il suo Fiat e il suo percorso dietro a Gesù, da Nazareth a Betlemme al Calvario, è un modello sublime di abbandono alla volontà di Dio. Per questo, ringraziamo Maria, e a Lei guardiamo e invochiamo di fronte agli appuntamenti della vita.
Questo libro è un vero approfondimento della misericordia e della speranza. L’autore invita a riscoprire in una luce nuova la realtà dell’incontro con l’amore di Dio alle soglie dell’eternità.A fondamento della speranza, i capitoli del libro ripercorrono molti passi della Scrittura, compresi quelli suscettibili di interpretazioni ambigue, il principale insegnamento del Magistero, con particolare riguardo all’Enciclica Spe Salvi di Benedetto XVI, e il contributo esistenziale di tre santi: Caterina da Genova, Giovanni della Croce e Teresa di Lisieux. L’incontro finale con Dio – tradizionalmente chiamato Purgatorio e, purtroppo, maldestramente descritto come luogo di pena –, è presentato alla luce di come i mistici l’hanno vissuto già su questa terra.
Pensando alla sovrana maestà di Dio, l'uomo ha la tendenza a tralasciare un tratto distintivo del suo volto: la misericordia del Padre nostro. Perciò, guardando alla propria creaturalità, è indotto a porsi certe domande: Con quali parole io posso? Come posso io rivolgermi ancora? Come può Lui salvarmi ancora? Il Figlio di Dio ci ha donato per questo una preghiera esemplare, accessibile a tutti ed efficace per tutti, il Padre nostro.
Un piccolo libro sul mini Salterio (120-134), un capitolo per ognuno dei 15 Salmi detti "delle salite", che si articola e sviluppa tappa dopo tappa come un vero e proprio pellegrinaggio verso Gerusalemme. Un libretto del pellegrino, dunque? Sicuramente, perché l'antico pellegrino convoca il pellegrino di ogni tempo in un viaggio di fede che tocca aspetti essenziali e nevralgici dell'esistenza.
Teresa d'Avila, la Santa, la Scrittrice e la Fondatrice, la Maestra di preghiera e le Risonanze. Insomma, i soliti temi di sempre quando si parla di Teresa d'Avila. Certo, i contributi del libro non pretendono di portare novità nel campo della ricerca. Il loro interesse sta nella spontaneità con cui sono usciti dal cuore di discepoli e discepole di Teresa a cinque secoli dalla sua nascita. Sono echi di Teresa. Parziali e limitati, ma echi di quanto al Carmelo si respira ancora della maternità di questa Santa. E non solo al Carmelo.
Una finestra dalla quale si affacciano, di volta in volta, vari volti del Carmelo. Volti, come aspetti della vita e come visi concreti di santi e sante del Carmelo, proposti per additarne l'esempio più specifico della loro esperienza. A parte qualche minuto particolare, è una stessa impronta di famiglia: quella della preghiera, colta nelle sue varie sfumature e nella sua gradualità.
Chiunque debba affrontare momenti di grave sofferenza, in casa propria o in quella di persone care, oltre che dal dolore, può essere turbato anche dall’apparente assenza di Dio. Solo in un secondo momento i credenti possono attenuare la loro amarezza affidandosi all’insondabile provvidenza di Dio. Il cristiano, tuttavia, può guardare anche più in là: al giorno in cui, nel Figlio, Dio stesso moriva sul Calvario, per poter stare al fianco di ogni uomo, oltre che da Signore, anche da fratello che soffre, per tutti e con tutti. Senza la croce, Dio resterebbe dalla sua parte e noi dalla nostra. Lui nella sua gloria e noi nella nostra valle di lacrime. Sulla croce, invece, Dio si è messo a fianco dei torturati, degli oppressi, degli affranti e dei sofferenti di ogni tipo, perché nessuno si senta solo e abbandonato.
Destinatari
Sacerdoti e cultori di teologia morale e spirituale.
Autore
Bruno Moriconi, carmelitano scalzo, docente di argomenti biblici alla Facoltà Teologica e Istituto di Spiritualità del Teresianum, all’Università Urbaniana e all’Istituto Internazionale di Teologia Pastorale Sanitaria (Camillianum), è autore di varie pubblicazioni, tra le quali: Uomini davanti a Dio. Spiritualità dei Salmi (Cittadella, 1989); Lectio divina della prima lettera di Giovanni (Messaggero, 1995); Giobbe. Il peso della sofferenza, la forza della fede (Camilliane, 2001); Farsi Prossimo. Meditazione sulla parabola del buon samaritano (Città Nuova, 2006) e Per un amore più grande. La prima biografia di padre Luigi dell’Immacolata (OCD, 2007).
Un atto d'amore per il fratello è sempre anche un atto di fede: fermandosi a soccorrere l'uomo che giace abbandonato sul ciglio della strada, il buon samaritano della parabola evangelica "vede" ciò che del mistero della vita gli occhi da soli non possono vedere. E senza quel suo gesto concreto di interrompere i propri affari per curarsi dell' altro, "facendosene prossimo", quell'uomo sarebbe restato lì senza volto né dignità, al pari di un animale ferito e destinato a morire. Nelle braccia del soccorritore torna invece a essere se stesso, riconoscendo il proprio volto in quello del suo benefattore. Per questo, il "prossimo" non è qualcuno da riconoscere al di fuori di noi stessi, ma colui che si deve diventare, come figli dello stesso Padre, ogni volta che si presenta il bisogno dell'altro. Una rilettura originale e illuminante della parabola del Buon Samaritano e sui suoi molteplici significati.