La parola «Atlante» indica quei libri che contengono l'essenziale di alcune scienze, prime fra tutte la geografia e la storia. Questo libro fa qualcosa di simile per la filosofia: una densa e sintetica esposizione di quasi tre millenni di pensiero, con un accenno alle filosofie orientali, ma concentrata sulla storia dell'Europa, dato che la filosofia è invenzione, in senso stretto, del nostro continente, e con un'attenzione precipua al pensiero contemporaneo e al suo rapporto con la religione e le scienze fisiche e umane. Un'esposizione spassionata, sotto forma di schede di agevole consultazione, con una prosa chiara, ma rispettosa del rigore scientifico, delle dottrine dei pensatori più significativi e delle scuole più importanti inquadrate nel proprio contesto socio-culturale, con le loro risposte alle domande fondamentali: il senso dell'essere, l'essenza delle cose, la situazione e il destino dell'uomo nel cosmo. La filosofia non è un optional dell'uomo, ma una delle manifestazioni più alte della sua spiritualità, l'unica via per aggiungere un «supplemento di anima» a una civiltà in cui prevalgono, distruttivamente, una scienza neutrale e una tecnologia di dominio.
La figura del "cane" che nel profondo silenzio della notte ulula e trema suscitando pietà esprime, in "Così parlò Zarathustra", il "dolore" di Nietzsche e anche, secondo Romano Guardini, l'orrore che promana dalla dottrina dell'eterno ritorno, il messaggio che non esiste nulla se non il mondo finito. Nietzsche, sostiene Gianfranco Morra in questo saggio, è acuto nel descrivere l'uomo decadente della modernità, ma si rivela incapace di un progetto positivo di recupero: distrugge ogni fondamento della civiltà europea e cristiana, trovandosi poi del tutto privo di ogni criterio di ricostruzione che non sia quello soggettivo del gioco e dell'arte o, peggio, quello oggettivo della selezione e dell'allevamento. Morra sostiene la necessità di "andare 'oltre' Nietzsche, nel senso che dobbiamo riflettere a fondo sulla perentorietà della sua critica, ma in nessun modo 'con' Nietzsche, nel senso che nulla del suo progetto di recupero appare sensato o realizzabile". Il volume è arricchito da un'ampia antologia dalle opere del filosofo tedesco, la cui scrittura aforistica, allusiva e spesso enigmatica mantiene una forte carica suggestiva. In appendice è illustrata l'enorme influenza che la filosofia di Nietzsche ha esercitato ed esercita sulla cultura contemporanea, nella letteratura, nell'arte, nella musica, nel cinema.
Attraverso ottantotto voci alfabeticamente declinate, da Agnello a Voto, Gianfranco Morra svolge in queste pagine un corredo di riflessioni, tra antropologia e sociologia, che illuminano la condizione attuale dell’uomo occidentale, immerso in un contesto politico-culturale dove evidenti sono i segni di decadenza: declino economico, dissoluzione dei legami familiari, droga e pratiche abortive, fuga dalla razionalità critica, capricci o pretese narcisistiche rivendicati come diritti inalienabili e altro ancora. Se in Europa invertebrata (Ares, 2006) Morra aveva denunciato limiti e insufficienze della costruzione politica europea, in questo saggio legge e interpreta le trasformazioni avvenute nel costume e nell’etica dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri. Le voci qui accolte fotografano infatti i valori prevalenti nel nostro Paese, assai simili a quelli degli altri Paesi occidentali. È giudizio comune che l’Occidente, nel secolo appena trascorso, sia cambiato più che nei due millenni precedenti, e che i fondamenti della civiltà occidentale (ragione filosofica, diritto naturale, personalismo religioso) si siano oggi indeboliti al punto da produrre crisi di identità e paralisi della solidarietà Questi valori, che la Chiesa cattolica ha saputo sintetizzare e promuovere per due millenni nella più alta civiltà finora esistita, costituiscono lo sfondo dell’Antidizionario, il riferimento a un lascito del passato indebolito e dimenticato, ma non ancora estinto. In un presente nel quale prevalgono l’eclissi della ragione, lo sfascio morale, la morte del diritto e l’assenza di Dio; e nel quale tuttavia non è difficile scorgere nostalgie di senso e attese di un recupero nel futuro.
Non si tratta dunque di un «dizionario», ma di un «antidizionario», che intende cogliere gli aspetti più evidenti dell’antioccidentalismo dell’Occidente. «Antidizionario», certamente, ma sempre dell’«Occidente», poiché la cultura occidentale, nonostante le attuali sue derive, è tuttora cristiana. Tale la convinzione dell’autore che, nel redigere il bilancio di un’epoca, addita positivi cammini per il risveglio dell’Occidente.
Per molte ragioni la civiltà europea sembra procedere sul piano inclinato della decadenza: individualismo e sfiducia, rifiuto della tradizione e paura del futuro, perdita dei grandi ideali e vita alla giornata. L'Europa si mostra attanagliata da una crisi che è certo anche economica e politica, ma, in primo luogo, antropologica, cioè morale e religiosa. Sembra quasi che quegli ideali che Atene, Roma e Gerusalemme avevano introdotto nel continente europeo, facendone il luogo della civiltà più umana e progressiva, si siano esauriti. E che l'europeo sia divenuto «invertebrato», incapace di reagire e anche di difendersi. Un'opera, questa di Morra, radicata nella rievocazione del passato, ma solo allo scopo di capire il presente e di poter, quindi, indicare per il futuro un cammino di recupero e di promozione. Che non potrà partire se non dalla riscoperta della tradizione cristiana e laica dell'Europa: «Un albero senza radici si secca» (papa Ratzinger). (pp. 192)
Gianfranco Morra, professore emerito di Sociologia culturale nell'Università di Bologna, ha dedicato i suoi interessi alla filosofia (Filosofia per tutti, 1998) e alla sociologia (Propedeutica sociologica, 2001). Negli anni della «cultura della resa» rivendicò i valori europei e cristiani della libertà e della responsabilità con Marxismo e religione (1976). Studioso di fenomenologia della religione, dell'ateismo e delle religioni secolari (Dio senza Dio, 1989; Teologia politica e religione civile, 2000), si è soffermato sul fenomeno della postmodernità (Il quarto uomo, 1992) e della crisi della civiltà europea (Breviario del pessimista, 2001). E' editorialista di Libero e collaboratore di Studi cattolici.