L'istituzione storica che più sintetizza il concordato civile tra uomo e donna, in termini di riconoscimento dell'altro sesso e di collaborazione nella generazione e nell'allevamento dei figli, è da tempo abbandonata all'autogestione da parte dei sempre più limitati contraenti. Ne ha decretato la definitiva decadenza il modello leggero di coppia paritaria, espressione del momento presente anche quando procreativa, un amoreggiare disimpegnato e instabile tra soggetti smarriti, nel quale l'eventuale ruolo genitoriale è un mero fatto privato. Negli ultimi decenni, paradossalmente, il simulacro famigliare è stato utilizzato da una corrente del movimento gay quale ascensore sociale e diploma di pari opportunità da consacrare con rito pubblico, indossando la maschera di coniuge o di padre e madre, copioni consolidati che sembrano non necessitare di ulteriori spiegazioni o verifiche. In realtà, i temi controversi delle unioni omosessuali, le adozioni e la gestazione per altri, sono epifenomeni di processi sostanziali: la crisi delle identità sessuali, delle differenze di genere, dei rapporti tra i sessi, della funzione materna e paterna, finanche dei legami interpersonali. Proprio i rapidi mutamenti del costume rendono ancor più necessaria una riflessione sull'affettività e sulla genitorialità, per promuovere una varietà di formule relazionali e parentali coerenti con le differenti tipologie di orientamento, personalità e valori.
"Sai che l'amicizia va concreata come l'amore? C'è chi non ha retto il passo in questa dura fatica. E negli errori degli amici non c'era tua colpa?" (W. Szymborska, "Domande poste a me stessa")
Iolanda Gigliotti, in arte Dalida, italiana di nascita egiziana, adottata e celebrata dalla Francia quale "faraona" del palcoscenico, ha i tratti di una figura leggendaria d'altri tempi, ben al di là del calendario. Affermatasi come cantante melodica convenzionale negli anni Cinquanta, diventata interprete di brani d'autore nel clima sociale del post-sessantotto, quindi vedette internazionale di music hall, infine assurta, volente o nolente, a icona dell'emergente sottocultura gay nell'ultimo periodo di vita. Vestale del sacro fuoco della musica leggera, affetta da un complesso di immortalità, maschera tragica nonostante il copione da commedia o varietà, prigioniera dello spettacolo che deve andare avanti a tutti i costi, ha trovato nella morte violenta di propria mano l'esito degno di un'eroina. A tre decenni dalla scomparsa il saggio rilegge la sua vicenda personale in chiave di sociologia del costume, con particolare attenzione agli agganci con la comunità omosessuale che ne ha fatto una stella del suo firmamento canoro. Per non dimenticare che c'è sempre una canzone a siglare le epoche e i sogni.