"L'idea dei tre, di vivere in comune per mandare avanti un progetto di studi filosofici, diventa a un certo punto un grandioso pettegolezzo collettivo. Madri e sorelle, amici e conoscenti si rilanciano attraverso un'Europa ancora sonnacchiosa e vittoriana la grande questione: Nietzsche è forse impazzito? Tra equivoci da vaudeville, viaggi a Bayreuth per sentire il Parsifal, incontri e incomprensioni tra Roma, Lucerna e Lipsia, la storia si ingarbuglia. Sia Nietzsche che Rée si innamorano della "giovane russa"... Tre anni dopo, a Torino, Nietzsche si butterà al collo di un cavallo picchiato dal padrone chiamandolo fratello. Prima che impazzisse Lou von Salomé aveva detto del suo pensiero: "Sembra quasi che, dalla segreta oscurità del manicomio, il suo spirito si affacci ancora con un'opera - sia pure una gigantesca smorfia". Ed è giusto dentro quella gigantesca smorfia che questo romanzo epistolare ci sprofonda: tra immoralisti sublimi e un po' ridicoli, mamme gelose e filosofi egoisti, proposte di concubinaggio e romanzi metafisici, ben dentro un pensiero segreto e inesauribile, in una ferita che può ancora non far dormire la notte: "l'amore è sempre al di là del bene e del male"."
La genealogía de la moral es la obra más sombría y cruel de Friedrich Nietzsche. Su primer tratado se ocupa de la contraposición entre los conceptos de "bueno" y "malo", así como de la posterior transformación de su significado por obra de la interpretación judeo-cristiana. El segundo tratado analiza la mala conciencia, cuya causa en épocas primitivas era la culpa entendida no en el sentido de responsabilidad moral, sino como equivalente a deuda material. La última parte, que anuncia el nuevo ideal del superhombre, analiza el significado del ascetismo.
Nel 1870 a soli ventisei anni Nietzsche scrive La visione del mondo dionisiaca. In queste pagine non destinate alla pubblicazione appronta la quinta scenica che sotterraneamente lo accompagnerà per tutta la vita: il rapporto conflittuale tra gli impulsi “generatori” della cultura umana, o almeno greca e poi europea, ossia la lotta tra l’apollineo e il dionisiaco. Il pensiero tragico di Nietzsche si forma intorno a questa lotta e il capolavoro giovanile pubblicato di lì a poco, La nascita della tragedia dallo spirito della musica, ha come nucleo proprio La visione del mondo dionisiaca. Qui è compresa con chiarezza l’irruzione epocale di quello strapotere proveniente dall’Oriente e della contromossa che l’Occidente ha adottato per non soccombere e per germogliare. Nel paesaggio bucolico della valle alpina di Maderanertal, vicino al Lago di Lucerna, Nietzsche può comporre il suo scritto, spinto dall’ingenuo proposito di un “rinascimento” tedesco ma anche dall’impellente necessità di una “rivoluzione” dionisiaca.
Il volume è curato, introdotto e tradotto da Tommaso Scappini, dottorando in filosofia all’Università di Vercelli con una tesi sul tema della violenza in Nietzsche. Studioso di ermeneutica e di estetica, insegna storia e filosofia nei licei.
Io sono dinamite raccoglie due tra gli scritti più importanti e controversi del filosofo tedesco: "Ecce Homo. Come si diventa ciò che si è" e "L'anticristo. Maledizione del cristianesimo". "Ecce Homo", composto al culmine della genialità e all'approssimarsi della follia, è uno dei più acuti e struggenti ritratti autobiografici della letteratura europea. Subito definito "scandaloso", è un testo ricco di iperboli, paradossi geniali e sconvolgenti rivelazioni. Lo stile aforistico, diretto, contribuisce ancora oggi alla fama di questo saggio, che fu bollato dai contemporanei come l'opera di un pazzo, e che nei decenni successivi, e fino ai giorni nostri, riscosse invece un clamoroso successo di pubblico, tanto da rendere "Ecce homo" un vero e proprio classico del ventesimo secolo. "L'anticristo. Maledizione del cristianesimo", rappresenta un attacco frontale e devastante a tutta la civiltà occidentale, europea e cristiana. Un testo dissacrante e provocatorio, il tentativo di rovesciare morale, religione e cultura convenzionale a favore di una filosofia della vita e della volontà. Anticlericale, durissimo, crudele, "L'anticristo" è il manifesto ultimo della rivolta disperata di Nietzsche contro tutto ciò che egli chiama "i falsi valori".
Persino un pensatore irriverente come Nietzsche si fece soggiogare dalla potenza dei sentimenti, e seppe commuoversi di fronte all'amore di due giovani sposi, all'affetto di una madre per i figli, o anche alla passione per il sapere e la verità. In questi aforismi, genere letterario in cui dispiega tutta la potenza della sua prosa, ci svela i diversi aspetti dell'amore, quello egoistico e quello altruistico, invitando a non sottrarsi al suo sconvolgente potere.
L'Io impara a parlare sempre più onestamente:
e quanto più impara, tanto più trova parole per onorare
il corpo e la terra. Un nuovo orgoglio mi insegnò
il mio Io, ed io lo insegno agli uomini: di non ficcare
più il capo nella sabbia delle cose celesti, ma di portarlo
libero, un capo terreno che dà senso alla terra!
Una nuova volontà insegno io agli uomini: volere questa
via che l'uomo ha finora percorso alla cieca, e approvarla
e non discostarsene più furtivamente come fanno
gli ammalati e i moribondi!
Così parlò Zarathustra (1883-1885), uno dei cinque libri titanici dell’umanità secondo T.E. Lawrence, è, nel “sistema Nietzsche”, l’esplosione del suo genio linguistico e un’opera misteriosa, nella sua abbagliante chiarezza, che illumina le opere precedenti e susseguenti come il sole i suoi pianeti. È, in una corona di tutte opere scettiche, un’opera affermativa, in cui Nietzsche raggiunge le sue dimensioni ottime e massime, facendo rifulgere le sue grandissime doti di moralista, poeta, psicologo e profeta. È il vangelo della purezza, che si contrappone al vangelo della carità, l’esaltazione della vita nella sua tragica caducità contro ogni trascendenza, un inno alla grandezza con radici terrestri e la sua fenomenologia nel mondo, la sua “storia ideale eterna” iscritta nell’accidentato cammino del suo divenire terreno e del martirio che incombe a chi si mette sul suo sentiero solitario. È il vero Ecce homo, non sbandierato al pubblico, ma sussurrato a se stesso in timore e tremore. La classica traduzione di Sossio Giametta, uno dei più rinomati interpreti italiani di Nietzsche, viene presentata per la prima volta con il testo tedesco a fronte dell’edizione Colli-Montinari, con un ampio saggio introduttivo, un commento analitico e una bibliografia nietzschiana aggiornata al 2010.
Libro desconcertante y enigmático, escrito en circunstancias dramáticas (terminado en noviembre de 1888, su autor perdería dos meses después, por completo y para siempre, sus facultades mentales), ECCE HOMO constituye una recapitulación general de las ideas de Friedrich Nietzsche (1844-1900) y una guía de su itinerario intelectual. La presente edición se complementa con una introducción y abundantes notas a cargo de Andrés Sánchez Pascual, traductor asimismo de la obra.
Si bien “Más allá del bien y del mal” (1886) retoma elementos e ideas de Así habló Zaratustra profundizando en ellos, presenta un tratamiento de los mismos completamente distinto. Entre una y otra obra hay, fundamentalmente, un reajuste de la mirada: el paso del símbolo al concepto, de la poesía a la psicología, de la confianza a la sospecha, de la lejanía que permite dejar de lado los defectos a la óptica microscópica que pone de relieve las miserias; un reajuste que permite a Friedrich Nietzsche (1844-1900) dar un paso más en la radicalidad de su pensamiento filosófico.
I "frammenti postumi" di Friedrich Nietzsche raccolti in questo quinto volume testimoniano, nella dinamica molteplicità dei temi, un tumultuoso - e decisivo - periodo di transizione che si concluderà, simbolicamente, con il commiato definitivo da Richard Wagner. Nietzsche filologo "inattuale", critico e riformatore nel segno della Grecità e di Wagner, pone con risolutezza in discussione se stesso e le sue precedenti convinzioni, incamminandosi per una lunga e faticosa "via della liberazione" che, secondo un progetto destinato a non realizzarsi, avrebbe dovuto raggiungere al termine di un percorso di dodici "Considerazioni inattuali". E a due di queste, "Noi filologi e Richard Wagner a Bayreuth", sono legate gran parte delle riflessioni che si trovano in queste pagine. Da un lato, utilizzando i risultati delle nascenti scienze antropologiche ed etnologiche e cogliendo nell'antichità, accanto ai germi di una nuova mentalità libera e scientifica, la permanenza di un "pensiero impuro", Nietzsche si dimostra più che mai contrario alla concezione di uno "sviluppo naturale" della storia e della cultura presente nei filosofi hegeliani e nei positivisti. Dall'altro, individuando adesso una contrapposizione tra la categoria ampia di 'educazione' e i pericoli presenti nell'arte, si allontana sempre di più dal culto del 'genio' e dalla metafisica schopenhaueriana.
Se tutta la vita di Nietzsche ha un aspetto voraginoso, questo vale in misura suprema per l'ultimo periodo della sua attività di scrittore. In una effervescenza creativa senza precedenti, ogni testo annuncia un passaggio irreversibile, come se ciò che egli è stato fino a quel momento si preparasse a manifestarsi in una forma nuova. E parte essenziale di questi testi, che devono essere considerati come un corpo unico, sono le ultime lettere, scritte a Torino in un crescendo di euforia prima di perdersi per sempre nel silenzio. Ogni pagina è retta dallo stesso gesto: l'irrompere di una selvaggia teatralità, il presentarsi sulla scena raccogliendo nella forma più intensa tutto il proprio essere. Fino al culmine dei numinosi "biglietti della follia", inviati ad amici e potenti della terra e firmati "Dioniso" o "il Crocifisso", dove sembra riecheggiare l'intera opera di Nietzsche - e palesarsi una pratica a cui tutto il suo precedente pensiero doveva fatalmente condurre.