Il 29 maggio del 1953 Tenzing Norgay ed Edmund Hillary conquistano l'Everest, compiendo un passo fondamentale nella storia dell'alpinismo. Tenzing Norgay è un figlio dell'Everest, il discendente di generazioni di umili contadini e pastori di yak. Sette uomini erano morti sotto una valanga nella spedizione del 1922, e due anni dopo gli scalatori Mallory e Irvine erano scomparsi in prossimità della cima. Ma lo sherpa del Solo Khumbu, il bambino venuto alla luce nei pressi del monastero buddista di Ghang-La, è riuscito a coronare il sogno di tutta una vita, portando a compimento gli sforzi delle spedizioni che da trent'anni si affannavano sulle terribili pendici ghiacciate della Madre dea del mondo.
Il 10 maggio 1996 erano otto i gruppi di scalatori diretti alla vetta dell'Everest, quando si scatenò una terribile bufera di vento e neve. Tenzing Norgay racconta la storia della terribile avventura a cui prese parte. La sua è una voce diversa da quella degli occidentali che hanno scritto della tragedia. La storia narrata da Norgay è una sorta di pellegrinaggio sulle tracce del padre (che conquistò l'Everest nel 1953) e il suo racconto si dirama a esplorare la cultura del luogo, il buddismo, il mondo degli scalatori e il loro rapporto con gli sherpa che rischiano la vita per assisterli.