Enrico De Pedis ha solo 36 anni, quando, all'apice della sua "carriera", viene ucciso da un commando di sette persone. Nel giro era soprannominato "Renatino" o anche "il presidente", la stampa invece lo definisce "capo dei capi", appellativo che è stato usato solo per Totò Riina. Alti prelati scrivono che è un benefattore, i collaboratori di giustizia lo definiscono un boss e legano il suo nome all'inchiesta sulla sparizione di Emanuela Orlandi. Su quest'ultimo fatto, i familiari di De Pedis alzano una barricata difendendone ostinatamente la memoria. Raffaella Notariale ricostruisce il ritratto di un personaggio oscuro che, cresciuto nella batteria dei Testaccini, la più potente della Banda della Magliana, finisce incredibilmente per essere sepolto nella basilica vaticana di Sant'Apollinare, con il benestare del vicario del papa e presidente della CEI, il cardinale Ugo Poletti. La scoperta della tumulazione scatena indignazione e costringe le autorità a spostare la salma dopo ben ventidue anni. Ma la traslazione della tomba risolve forse il problema? Nient'affatto. Perché Enrico De Pedis è stato seppellito in una chiesa? Quali indicibili favori aveva fatto all'allora vicario del papa? Queste domande sono ancora in attesa di risposta.