Dal municipio democratico di De Felice alla giunte democristiane di La Ferlita e Papale, dalla cultura igienista di Gentile Cusa all'urbanistica riformista di Piccinato questo libro racconta la storia dello sviluppo urbano di Catania mettendo al centro i temi della formazione della rendita, dell'uso dei suoli, della creazione dei servizi, dei processi di immigrazione dal contado e della progettazione della forma della città. Le azioni della burocrazia comunale, le elaborazioni degli urbanisti, le scelte del ceto politico comunale, intrecciandosi e confliggendo, delineano il percorso di una modernizzazione difficile che ha trasformato la "citta di scatolini" di brancatiana memoria, nella "metropoli imperfetta" prodotto del miracolo economico.
Nel secondo dopoguerra gli indirizzi internazionali e nazionali in materia di protezione del patrimonio e del paesaggio si sono progressivamente spostati da una logica di tutela passiva fondata sul riconoscimento di valori in prevalenza estetici o strettamente ecologici ad una valorizzazione dei significati identitari di beni culturali e paesaggio come espressioni della culture locali e al tempo stesso patrimonio universale. Dietro la spinta delle nuove sensibilità ambientali e sociali maturate nel tornante storico degli anni Settanta, la centralità dei cittadini nelle politiche di conservazione e valorizzazione è cresciuta, ponendo nuovi problemi. Il libro guarda ai processi di patrimonializzazione nel territorio ibleo, analizzando le rappresentazioni paesaggistiche e la produzione delle retoriche identitarie che hanno supportato la progettualità degli ultimi decenni, non senza strumentalizzazioni e produzioni di stereotipi.