I Malivieri sono una normalissima famiglia di Aix-en-Provence, nel Sud della Francia: il padre Bruno, maestro elementare, la madre Agnès, casalinga, e le tre figlie Sabine, Hélène e Mariette. È una vita tranquilla, la loro, scandita dal lavoro del padre, dai tempi scolastici delle bambine e, la domenica, dalla messa seguita dall'immancabile picnic in campagna. Lentamente, però, la loro vita si stravolge. A spostare l'asse intorno a cui ruota la vita di famiglia non è un episodio in particolare né un evento che li colpisca direttamente o indirettamente, ma la trasformazione inesorabile dei costumi, della cultura e dell'approccio al mondo che negli anni Settanta del Novecento ha radicalmente cambiato il pensiero europeo e polverizzato molti punti di riferimento, soprattutto morali, fino ad allora vigenti. Nel 1970 Sabine, la più grande delle figlie, ha quattordici anni, Hélène undici e Mariette tre. Gli anni Settanta sono gli anni delle rivendicazioni operaie, del movimento femminista, della droga e della musica rock, sono gli anni in cui nascono il movimento ecologista e quello per i diritti degli omosessuali, sono gli anni dell'amore libero, della trasgressione e della demolizione dei vecchi valori. L'impatto sulla famiglia Malivieri è dirompente.
Le hanno chiesto spesso di raccontare la sua vita, e lei l'ha raccontata più e più volte, dall'inizio. Quello a cui erano interessati era proprio l'inizio, atroce. Nella sua lingua che è un miscuglio di lingue, lei gliel'ha raccontato, ed è così che le è tornata la memoria. Storia meravigliosa. È il titolo della piccola monografia sulla sua vita. Lei non l'ha mai letta. La sua vita, a loro raccontata. Ne è stata orgogliosa e se n'è vergognata. Ha temuto le reazioni ed è stata felice che la si amasse in virtù di quella storia, con le cose che ha avuto il coraggio di dire e quelle che ha taciuto, che gli altri non avrebbero voluto sentire, che non avrebbero capito. Una storia meravigliosa. Per questo racconto la memoria le è tornata, ma il suo nome, no, non l'ha mai ritrovato. Non ha mai saputo come si chiamava. Ma non è questo l'essenziale. Perché chi era da bambina, quando portava il nome che le aveva dato suo padre, non l'ha dimenticato. Serba ancora in sé, come un tributo all'infanzia, la bambina che è stata. Quella bambina che sarebbe dovuta morire in schiavitù è sopravvissuta, quella bambina era e continua a essere quel che nessuno è mai riuscito a portarle via. La storia vera di Bakhita, schiava sudanese liberata nel 1889 in Italia, dove divenne suora, per essere beatificata e poi santificata nel 2000 da Papa Giovanni Paolo II.
Emilie prepara una cena a lume di candela per festeggiare il suo venticinquesimo anniversario di matrimonio. Manca solo il vino. Scesa in cantina, afferra una bottiglia avvolta in un foglio di giornale. E la pagina degli annunci. Mentre li scorre distrattamente, uno, all'improvviso, cattura la sua attenzione: "Emilie, Aix-en-Provence 1976. Raggiungimi ai più presto a Genova. Dario." D'istinto, Emilie risale le scale, spegne il forno e le candele, sale in macchina e dimentica il cellulare. Molla tutto - vita, marito e figlie - e si mette in viaggio. Verso l'Italia, verso i suoi sedici anni, verso un primo amore mai dimenticato. Un romanzo che parla della nostra vita: come è, come l'avremmo voluta e come sogniamo di poterla ancora cambiare.
Un uomo e una donna si danno appuntamento su una panchina dei Jardins du Luxembourg a Parigi. È un giorno piovoso di fine estate, e poco dopo i due si ritrovano in un albergo vicino e trascorrono il pomeriggio intero a fare l'amore. Quali fantasie abitano la mente e il corpo di due esseri che vogliono dimenticare il loro passato e che sanno d'essere senza avvenire? Véronique Olmi racconta ogni dettaglio, ogni emozione ed eccitazione con una prosa intensa e lancinante. Vengono in mente certe pagine di Marguerite Duras, ma l'autrice, esperta drammaturga, aggiunge qui i segreti del proprio mestiere. Il risultato è un racconto erotico in cui l'intreccio prevedibile si carica di suspense e i gesti del desiderio assumono una gravita piena di pudore.
Una madre sola con i due figli di cinque e nove anni. Un giorno, improvvisa, la decisione di portarli per la prima volta in vacanza al mare. I bambini, stupiti, sono eccitati dalla novità. Viaggiano di notte sotto una pioggia battente, mentre la donna cerca di scacciare le lacrime e i pensieri angoscianti. Le spiagge invernali sono spoglie e abbandonate, l'albergo di cemento non ha nemmeno la vista sul mare. Ma questo viaggio l'ha deciso lei che in genere non decide mai nulla: vedranno il mare e andranno alla sagra del paese. I ragazzi inquieti fiutano l'inevitabile. Non è una madre "normale", è scossa dai tumulti interiori, non ha più coraggio. È una donna alla deriva in viaggio nel cuore della disperazione. Un viaggio senza ritorno.