Testo critico basato sull'edizione oxoniense di Richard Tarrant
Insieme all'Odissea, le Metamorfosi sono il libro più fortunato che l'antichità classica ci abbia lasciato. Dante e Shakespeare, pittori e scultori, musicisti e romanzieri di ogni paese e di ogni età lo hanno amato, riscritto, illustrato, dipinto. È il libro che per la sua leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità e molteplicità Italo Calvino affidava al terzo millennio. È la summa del mito antico, ma anche delle passioni e dell'infelicità che dominano da sempre il mondo. Tutto, secondo Ovidio, muta: il cosmo, gli dèi, i corpi degli uomini e delle donne. Nelle Metamorfosi, le storie di animali che divengono pietre, di eroi e ninfe mutati in stelle, di numi che s'incarnano, nascono l'una dall'altra, si intrecciano, riaffiorano in sequenza velocissima e cangiante. E in essa prendono forma i temi del generarsi medesimo del mito e della poesia: Orfeo, che canta agli alberi e alle fiere, diventa infine Ovidio, che compone per Augusto e il pubblico raffinato di Roma l'epica del divenire e si vede, al termine, trasformato egli stesso oltre la morte in volo più alto delle stelle: sul mondo intero e per tutti i secoli.
Come tutti i grandi libri, le Metamorfosi si aprono con il Principio stesso delle cose, il Caos che da luogo all'armonia del cosmo, la creazione dell'uomo. Ecco, in questi primi due libri, il Diluvio universale; i giganti che attaccano l'Olimpo; Dafne che, inseguita da Apollo, diviene l'alloro dei poeti. Il carro del sole guidato da Fetonte precipita in mare, Callisto sale al ciclo in forma di Orsa Maggiore; il bianco toro - Giove - rapisce Europa e in groppa la porta sul mare: lei, atterrita, guarda sparire la spiaggia, «si gonfiano e palpitano al vento le vesti».
La Fondazione Valla inizia con questo la pubblicazione in sei volumi delle Metamorfosi, basando il testo e gli apparati su quelli più aggiornati editi da Richard Tarrant per gli Oxford Classical Texts, e per la cura generale di Alessandro Barchiesi. Il saggio introdutti-vo è fra le ultime cose scritte da Charles Segai. Il commento, oltre che allo stesso Barchiesi, è affidato a un gruppo internazionale di studiosi di cui fanno parte Philip Hardie, Edward J. Kenney, Joseph D. Reed e Gianpiero Rosati. La traduzione dei primi quattro libri è opera di Ludovica Koch, mentre Gioacchino Chiarini ha tradotto gli altri undici.
Indice - Sommario
Premessa del curatore
Il corpo e l'io nelle "Metamorfosi" di Ovidio
Introduzione
Bibliografia
Nota al testo
TESTO e TRADUZIONE
Libro primo
Libro secondo
COMMENTO
Libro primo
Libro secondo
Nell'8 d.C. un decreto di Augusto confina Ovidio sul Mar Nero e la brillante carriera del poeta latino si interrompe definitivamente: egli rimarrà in esilio fino alla morte. Nelle elegie dei "Tristia" le sofferenze, i timori, le speranze del poeta si fondono con il ricordo di un'esperienza di vita, un tempo gioiosa e serena, ma che ora, nella lontananza e nel distacco, alimenta il tormentoso desiderio di un agognato, quanto irrealizzabile, ritorno in patria.
Nei Fasti Ovidio raccolse e raccontò episodi storici e leggende che spiegassero le origini di feste e tradizioni legati alle singole ricorrenze del calendario romano e insieme le cause del carattere fasto e nefasto di ciascun giorno.