Il monaco consideri la cella come necessaria per la sua salvezza e per la sua vita al pari dell’acqua per i pesci e dell’ovile per le pecore. Più a lungo vi abiterà, più vi rimarrà volentieri; se, invece, prenderà l’abitudine di uscirne spesso e per motivi futili, ben presto l’avrà in odio.
Alla fine dell’xi secolo Bruno di Colonia, già maestro rinomato a Reims, e alcuni suoi compagni si ritirarono nella solitudine della Chartreuse, massiccio roccioso e boschivo presso Grenoble, per praticarvi una vita di tipo semi-anacoretico ritmata dalla preghiera e dal lavoro. Con il sorgere delle prime fondazioni, la stesura e l’approvazione delle prime Consuetudini e l’avvio della prassi del capitolo generale, le diverse case che si ispiravano alla vita dei monaci della Chartreuse presero poi a configurarsi secondo la fisionomia di quello che sarà, verso la fine del xii secolo, l’ordine certosino propriamente detto. I testi qui raccolti testimoniano dei momenti fondamentali di tale processo e ne fanno emergere la qualità schiettamente evangelica . Il lettore trova così un prezioso aiuto per cogliere l’ispirazione che ha suscitato e animato la primitiva forma di vita certosina e che per circa un secolo ha orientato i passi dei suoi principali testimoni e custodi.
Nella solitudine e nel silenzio dell’eremo si acquista quell’occhio dal cui sereno sguardo è colpito lo Sposo e attraverso il quale, se senza macchia e puro, si vede Dio.
Verso la fine dell’ xi secolo, nei decenni in cui la riforma di Gregorio VII impegnava la cristianità occidentale in una duplice lotta per la libertà della chiesa dal potere temporale e per un vigoroso ritorno a una testimonianza di fede più evangelica, alcuni uomini di Dio si ritirarono assieme a uno stimato professore di Reims, Bruno di Colonia, nel massiccio roccioso della Chartreuse, vicino a Grenoble. Immersi nella solitudine e nel silenzio, ma sostenuti dalla vicinanza dei fratelli e dall’intensa carità, gli eremiti certosini sapranno irradiare attorno a sé la loro sete di Dio e il loro amore per gli uomini. Sono qui raccolte per la prima volta in italiano tutte le lettere – a monaci, vescovi, papi, re e semplici fedeli – delle prime generazioni di questi monaci, dal fondatore Bruno al nono priore, Guigo II: dalla franchezza e dall’umiltà di questi testi traspare la limpidezza della testimonianza cristiana e l’ardore di una comunione spirituale che sa rendere parlante anche il silenzio.